domenica, gennaio 13, 2013

Facce da libro 360

Ritratto di Galilee

tratto da Galilee di Clive Barker



Quando vidi al cinema Hellraiser ne rimasi sconvolto. Era, mi sembra il 1988 e non mi era mai capitato di assistere a un horror così innovativo nei concetti espressi. La coincidenza assoluta tra male assoluto, dolore assoluto, piacere assoluto mi turbò non poco. Mi ricordo che mi comprai il poster gigante di Pinhead e per anni rimase appesa come monito perenne sulla parete a ridosso della scrivania di lavoro. Si aprì il dibattito su chi fosse il re dell'horror, il sempiterno Stephen King o il nuovo che avanza Clive Barker. Divenni un fan di Barker e comincia a leggere i suoi romanzi uno dietro l'altro. Certe influenze sono finite anche nella mia prima versione di Apartments che uscì a puntate su Fuego. Poi Barker l'ho un po' perso per strada. I film che seguirono la saga di Hellraiser furono uno peggio dell'altro e non tutto concepiti dall'autore, Candy Man bruttino e così via. Ho riscoperto Barker qualche anno fa con Abarat scritto e illustrato interamente dall'autore. Una narrazione di mezzo, tra horror, fiaba, fantasy. Tracce del mago di Oz, tracce addirittura di Farmer per la costruzione di mondi assurdi, veri e propri freak orbitanti. L'estate scorsa mi è capitato di trovare a una bancarella dell'usato Galilee. Formato tascabile, copertina orrenda, più vicino a un romanzo estivo da ombrellone per un pubblico sentimentale che d'apertura a un romanzo horror. Infatti Galilee non è un romanzo horror. Anche in questo caso come per Abarat si colloca in una zona di confine tra diversi generi letterari. Un incrocio tra soap opera, romanzo storico dell'America profonda e realismo magico. Due famiglie in lotta da secoli, una divina, animale, panica, l'altra borghese, ricca e avida. Entrambe le famiglie corrotte nei modi e nell'anima corrotta. Come se gli dei dell'olimpo incontrassero i Kennedy.
Le storie intrecciate di Galilee mi hanno tenuto compagnia nelle notti di luglio dello scorso anno. Ero solo a casa impegnato in un lavoro monumentale (per lunghezza) di illustrazioni educational e quell'appuntamento notturno giorno dopo giorno rappresentava la nota lieta. Ho fatto fatica a immaginarmi Galilee, semidio scaltro e un po' bastardo, troppo facile ritrarlo con le fattezze di Denzel Washington e per un po' mi è apparso con un volto cangiante in perenne movimento dove per lunghi tratti era incorniciato da capelli corti tagliati alla Giulio Cesare e privo di barba, poi a fatica si è finalmente composto. Un volto cosparso di salsedine, solcato da cicatrici senza tempo e profonde come il tempo. Alla fine siamo pure diventati amici.


1 commento:

Anonimo ha detto...


Ti consiglio Imajica di Barker, se non l'hai ancora letto.. l'ho letto anni fa ma ne ho un ricordo fantastico.

Un abbraccio

Lamb