L'illusione della terraferma. Iniziare un romanzo
A pensarci bene non mi ricordo più come e quando mi è venuta l'idea di raccontare una storia ambientata durante il fascismo in Sardegna poco dopo la fondazione della città di Carbonia, creata apposta per sistemare i minatori, sardi ma anche di tante altre parti d'Ialia. Non c'è mai stata una scintilla vera e propria, è stato come se la storia ci fosse sempre stata da qualche parte nella mia mente. Aspettava solo di essere raccontata. Mancavano le opportunità e la volontà. Vedevo le difficoltà, non mi sentivo adatto per varie ragioni legate forse al mio stile grafico, alle ricerche storiche, che almeno in apparenza si trattasse di un thriller. Perché alla fine L'illusione della terraferma è un thriller. Anzi un giallo come si è sempre detto da queste parti. Alla fine di tutta la storia ci saranno i colpevoli.
Questo romanzo grafico interpreta il mio terzo ritorno narrativo in Sardegna. la prima volta era stato parecchi anni fa su Mondo Naif con Loving the Alien ambientata a Cagliari durante l'austerity per la crisi petrolifera della prima metà degli anni Settanta, periodo in cui era scoppiata la moda degli avvistamenti UFO, poi l'anno scorso era uscito, per la collana Storia della Sardegna a Fumetti edita dall'Unione sarda, un altro romanzo, questa volta breve, forse una novella, che era ambientato sempre nel Sulcis poco dopo l'eccidio di Buggerru. Il titolo che gli avevo dato era Metallo Malfidano, ma poi per qualche esigenza editoriale era uscito con un classico e forse un po' pleonastico L'eccidio di Buggerru. Questi incontri con la Sardegna e con la mia sardità, a tratti labile, a tratti distante, a tratti incontenibile, sono cresciuti con il tempo. Confrontarmi con le mie origini, cercare di capirle, cercare magari di raccontare delle storie. Non è facile, tutt'altro. Forse un momento decisivo è stato al festival di Gavoi di qualche anno fa a cui ero ospite. Una notte, dopo una cena sarda con vino denso e fil'e ferru mi sono trovato coinvolto a ballare il ballo sardo in una qualche piazzetta. Ero goffo, terribilmente goffo, però mi divertivo e passo dopo passo riprendevo i fili con una memoria mai avuta ma di cui avevo comunque delle tracce in dotazione al momento della mia confezione. Il ballo di un attimo che ha messo di nuovo in moto modalità che mi erano ignote. Ho iniziato a pensare di raccontare di luoghi e di persone che mi erano quasi sconosciuti. Da sardo di città migrato da giovane sono molto ignorante riguardo al territorio. Turista in caso. Meglio però essere viaggiatori in casa.
L'illusione della terraferma è anche il mio viaggio in luoghi legati a mia madre. Per tanti anni è stata insegnante elementare in diverse scuole del Sulcis, da Narcao a Iglesias per esempio. Di Iglesias ricorda i suoi anni più belli quando le avevano assegnato la sede di Campo Romano, quartiere operaio popolato da minatori. Gente semplice e onesta con cui si era creato da subito un legame sincero. Ogni tanto mi portava con sé, prendevamo il treno, una littorina di un brutto colore, una specie di marrone ruggine da impermeabile e mi accomodavo con gli altri bambini nei banchi di legno con la ribaltina graffiata e incisa da temperini che si erano alternati da generazioni. Ricordi lontani che in qualche modo ora mentre sto lavorando al libro ritornano.
Un viaggio su due binari paralleli che s'incrociano ai passaggi a livello. Storie diverse in un unico flusso mentale. Un romanzo e una ricognizione della memoria che poi magari diventerà altro romanzo.
Per ora basta questo.
A seguire gli aggiornamenti, gli appunti di lavoro mentre questo prende forma, cresce. Ci saranno gli entusiasmi e i momenti di stallo, le difficoltà e le perplessità. Certe di queste le racconterò qui sperando in un confronto sincero con chi avrà l'interesse a seguirmi.
Buona lettura e benvenuti in questo romanzo.
Nessun commento:
Posta un commento