Mi sono appena arrivate delle nuove penne giapponesi progettati appositamente per l'inchiostrazione. La curiosità di provarle su diversi tipi di carta, oltre che necessità professionale, è soprattutto momento ludico e di esploarazione. E allora si deisgna a caso, quello che nemmeno ti passa per la mente. Frammenti di volti, pezzi di case, alberi, un commissario Marmo. Poi arriva lei in un altro ritaglio di cartoncino liscio, che per la cronaca è la superficie dove queste penne giapponesi si esprimono al meglio, e prnde forma quasi subito. Da sola. Mentre disegnavo i capelli sapevo già che Marmo l'avrebbe incontrata durante la guerra di Spagna. Lavora in un bordello con poche illusioni sulla vita e sul futuro. Avrebbero parlato per un'intera notte e lei il giorno dopo forse avrebbe cambiato colore ai capelli abbandonando quello stupido rosso fiamma che ostentava come un marchio ineluttabile di ciò che era. Mi sono avventurato con le ecoline rosso scarlatto per testare al tenuta impermeabile dell'inchiostro, che funziona bene, e al rosso ho aggiunto un po' di nero a pennello. Quando sono passato alle rifiniture a pastello mi è venuto in mente anche il nome di questa donna nemmeno giovanissima. Un nome bizzarro per una donna che avevo incontrato tanti anni fa. Si chiama Stefana. Un nome duro dato da un impiegato dell'anagrafe ubriaco o in vena di scherzi grevi. Poi quasi a scusarsi ha aggiunto Pilar a Stefana. Ma lei, questa falsa rossa di una lontana città dei Paesi baschi massacrati e bombardati sarà per tutti solo Stefana.
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