lunedì, settembre 28, 2009
aspettando Esperanto 1. Reduce due volte
Sentirsi reduce due volte. Sempre e comunque. Scampato dalla furia del lager, fuggito da un mondo che per un po’ si era illuso di considerare la sua seconda vita. Reduce da tutto, i momenti di pausa tra una lezione e l’altra, seduto su una panchina in Washington Square sembrano a Isidore appuntamenti memorabili con l’essenza dell’esistenza. Quando è libera, sceglie la panchina più vicina alla statua di Garibaldi che gli ricorda un po’ il suo amico Arne. Arne dall’altra parte fa l’alchimista ed essere alchimisti a Esperantia non è meno assurdo che cercare motori di frigoriferi nelle catacombe o a leggere responsi sibillini estratti da sfere ruotanti.
Arne era lì in piedi nel suo laboratorio pronto ad accoglierlo dopo la traversata tra i due continuum. Arne on i scandalizza quando Isidore Bemporad gli appare quasi nudo ricoperto di stracci, sporco della sua stessa merda mischiato al suo stesso sangue. Gli si fa incontro con una tazza di infuso di ibisco caldo. Questa sarà la bevanda preferita da Bemporad per tutto il soggiorno transitorio a Esperantia. Ora invece a New York beve anche birra. Di quella scura però.
Alla New York University le sue lezioni sono sempre affollate. Insegna epistemologia ma in realtà lo spettro, il campo che abbraccia è molto più vasto. Interdisciplinare, interdimensionale.
Parla di paradossi, mondi possibili. Parla in pratica di Esperantia.
Sta scrivendo due libri sull’argomento. Uno di divulgazione scientifica che non ha ancora un titolo appropriato e poi un romanzo fantastico che forse firmerà sotto falso nome. Quello ha già il titolo. Perfino ovvio: Il reduce dei mondi.
E anche la storia da raccontare gli sembra ovvia. La sua vita dall’altra parte.
In breve un’autobiografia fantastica. La verità.
Isidore Bemporad sorride da solo, poi si alza, dà una pacca allo stivale di Garibaldi e poi torna a lezione..
Sa anche come iniziare il suo intervento di fronte al nuovo corso delle matricole.
È sicuro che loro capiranno subito.
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