Stavo leggendo dei commenti sul blog di Igort riguardo al suo ultimo post dove pubblica alcuni disegni inediti di un progetto di libro che non sa ancora se prenderà forma e sarà mai realizzato e pubblicato. andando avanti Igort riflettendo sui libri da fare diceva:
"Ho, nel cassetto, qualcosa come 11 libri inediti. che resteranno tali ancora chissà per quanto. Vediamo, come dice Ben Katchor."
nel commento sottostante Gherardo L. chiedeva:
"11 libri inediti? La domanda allora viene spontanea: cosa ti spinge a pubblicare un libro e a tenerne nel cassetto un altro?"
al momento Igort non ha ancora risposto ma comunque la riflessione ha uno spunto universale che mi coinvolge direttamente in quanto autore che fa e progetta libri.
Mi sono messo a contare i libri che non ho fatto e che in qualche forma esistono. Sono 13. certi li dovevo fare tutti io, altri sarebbero dovuti essere il frutto di collaborazioni. Mi sono chiesto perché non li ho fatti. ancora fatti. mai fatti.
i fattori più frequenti sono mancanza di tempo, urgenza, problemi editoriali, declino dell'interesse, disinteresse di un editore, erano solo chiacchiere da bar, imprese titaniche.
di contro mi chiedo qual è il criterio che mi spinge a pubblicare un libro e tenerne nel cassetto un altro.
a volte è anche il caso. a volte capita che lavoro su più fronti e poi metto in cantiere quello che ha trovato un riscontro editoriale. A volte scelgo di istinto. a volte è il libro a scegliermi, a trascinarmi dentro, a obbligarmi a raccontarlo. ed è la variante più bella. l'innamoramento.
Altre volte mi rendo conto che per certi progetti mancano dei pezzi, degli approfondimenti. manca quel qualcosa che mi fa stare in pace con la coscienza di autore. non sto barando, non me la sto raccontando. La storia è proprio questa.
l'altro giorno Umberto Palazzo rispondeva a una mia domanda sul rapporto che un artista ha con lavori di 10, 15 anni fa e magari oltre. io spesso mi sono confrontato con le cose che ho fatto con enormi sbalzi di umore. sarei voluto intervenire per cambiare una vignetta, un naso, uno sfondo, una parola. Avrei voluto colmare i bug come in un sistema operativo. con il passare del tempo mi sono reso conto che ogni lavoro è a se stante, da inserirsi in un contesto storico. l'equilibrio sta nell'imperfezione, nella testimonianza di un momento, di un periodo del percorso. Sto imparando a sopportarmi.
tornando a Umberto mi ha detto:
Ho sempre pensato che dovevo fare canzoni che potevo cantare per tutta la vita.
Penso sia un concetto bellissimo. Da applicare a ogni canzone a ogni libro.
vediamo...
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1 commento:
hai incluso anche il nostro di libro?
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