Ritratto di Lev Nussimbaum
Lev
Nussimbaum
ma
anche Kurban Said, Essad Bey e chissà quanti altri ancora. Forse mai
uomo e personaggio letterario sono stati così avvolti da un legame
contorto, ambiguo, in definitiva aggrovigliato. Addirittura per anni
fu l'uomo a non esistere. Alì e Nina il suo romanzo più famoso,
bestseller mondiale a cavallo tra le due guerre mondiali per lungo
tempo fu attribuito a Elfriede von Ehrenfels
una baronessa austriaca e in seguito anche uno scrittore
nazionalista azero. La vita di Nussimbaum fu sempre al confine tra
mondi, culture, luoghi diversi. Ebreo nato a Baku città sul Caspio
che in pieno boom petrolifero divenne l'ultimo avamposto occidentale
in oriente per stile, apertura mentale e architettura, si convertì
poi all'Islam affascinato dal sogno panarabico. Lev fu nostalgico
inguaribile, viaggiatore poliglotta, conobbe ricchezza e povertà
assoluta, bellezza e fragilità, aderì o forse solo simpatizzò con
i totalitarismi europei. Morì giovane nemmeno quarantenne durante la
guerra che avrebbe devastato il mondo. Una lapide spoglia di rito
musulmano lo ricorda in un angolo del cimitero di Positano.
Kurban
Said nella sua tragicità stratificata mi affascina. Sto lavorando su
di lui e la sua opera.
Questo
ritratto di Facce da libro non poteva discostarsi dall'uomo prima
ancora del personaggio.
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