Perché sono nato in un'isola.
Ringrazio il cielo o chi in sua vece nella fattispecie i miei genitori per essere nato in un'isola.
Perché ogni volta che penso alla mia isola la vedo con una forma sempre precisa e indimenticabile.Perché l'unico confine che ha un'isola è il mare e per me il mare è liberta e lo puoi attraversare con mezzi costruiti con lavoro, talento e volontà.Perché ho imparato a immaginare altre terre al di là dell'orizzonte mobile. Terre da raggiungere e da scoprire.Perché sono cresciuto con il mito di andare in vivere in continente dove i sogni ogni tanto diventavano realtà. Magari oggi un po' meno e non poi tanto diverso dall'isola.Perché l'isola mi ha insegnato che riservatezza e accoglienza ospitale possono convivere in armonia.Perché chi è nato in un'isola si sente sempre e comunque un po' diverso e se me lo permettete anche un po' speciale.Perché un tempo eravamo ai confini di tutto, specie dell'impero e quindi terra di sfruttamento di esilio e di punizione.Perché noi isolani siamo nati e vissuti lontano e lontani.Perché il timore dell'isolamento in un'isola ci fa stare sempre attenti alle cose che succedono al di là del mare, nel resto del mondo insomma.Perché la mia natura insulare mi ha fatto innamorare di romanzi di viaggi e avventure e forse anche per merito loro che ora scrivo e disegno anch'io di viaggi e avventure.Perché nella mia isola natia i pochi treni esistenti vanno così lenti che nella tratta Cagliari-Macomer ho potuto leggere in santa pace un libro di Alan Bennett (che comunque ti aiuta perché scrive sempre testi brevi).Perché puoi sperare che l'isola non si isoli ma che si offra e che sia sinonimo di accoglienza, di fascino e di richiamo per le persone che fuggono dall'oppressione, dalla chiusura mentale, dalle persecuzioni razziali, sessuali, politiche, religiose. Che sia baia protetta per i talenti che desiderano creare, progettare, innovare perché forse in un futuro migliore io ci credo ancora.
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