La meta di Shalimar Koglia
Mentre continuo a cercare di capire, di relazionarmi e auspicabilmente di domare questo blocco di carta modesta continuando a disegnare, mi sforzo a rendere in qualche modo compiuti i miei bozzetti o sketch. Di solito lavoro su frammenti, corpi indefiniti o monchi di qualcosa, diversi momenti che si intersecano. Insomma l'officina del provvisorio. Ho visto certi sketchbook di bravi disegnatori, ordinati, compatti dove ogni pagina era un disegno finito. Li ho ammirati e non solo per la perizia ma soprattutto per metodo e costanza. Averne fatti già due nel giro di qualche giorno lo posso considerare se non un record un viatico. Che poi disegnare in un blocco con metodo abbia un senso è un altro discorso su cui rifletterò in seguito. Comunque sia eccolo qui, Shalimar Koglia. Chi ha letto Esperanto forse se lo ricorderà. Truffatore, avventuriero, biscazziere, giocatore d'azzardo, filosofo e mistico lieve è alla base e artefice di un mondo distopico regolato dal gioco e dalle scommesse. Ai numerosi lettori che mi hanno chiesto di un possibile secondo volume della serie rispondo che al momento non dipende solo da, però se mai dovesse esserci un secondo volume non si tratterebbe di un seguito ma di un inizio, proprio con Shalimar Koglia, abbastanza giovane che ha appena varcato gli altipiani aspri dell'Albania sfuggendo alla cattura dei giannizzeri. Non sa ancora come ma è certo di raggiungere la lontanissima Armenia, scalarne le montagne e poi scendere lento ma inarrestabile verso il grande mare interno dove l'acqua brucia in roghi perenni. La sua metà è il Caspio, voragine di petrolio.
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