venerdì, settembre 03, 2010

La giustizia è agli sgoccioli




Sono agli sgoccioli, manca poco alla fine del libro. una decina di pagine. saranno le più dure perché sono le ultime, quelle che conlcludono tutto e spesso le prime che si sfogliano. la concentrazione non deve calare. devo disegnare un argine di un fiume, un panorama di una città, una corriera. tutti luoghi non luoghi, il sincretismo assoluto della città del nord che si trasfigura in una del sud, il mare che diventa fiume, la nebbia che si scioglie al sole. tutto il romanzo ha questo registri narrativi. un po' come aveva fatto Gian Maria Volontè in "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto", in cui si inventò qeulla cadenza, quell'accento linguistico così inconfondibile. il borbonico lo chiamava. era il linguaggio greve e burocratico dei corridoi labirintici della legge.
e nel mio caso si trattava di ricreare un'Italia ondivaga, imprendibile che sembrava tutto e niente. e allora echi di Bologna, di Milano, moltissima pinaura padana d'autunno, ma anche Roma, Napoli fino al sud rovente.
così è stato, così spero risulti alla lettura. imminente spero.
e ora altre due pagine di un autunno infinito dove non smette mai di piovere.