domenica, marzo 27, 2011

La lavagnetta degli appunti segreti 01



Mi sa che è la prima volta che lo faccio. Mettere sul blog alcuni disegni privati, i primissimi studi di un qualcosa che forse sarà direzione, forse libro, o forse un tentativo abbandonato. Lo faccio per condividere, perché ho bisogno di un parere esterno, di un confronto e di una riflessione. Sono disegni a formato originale, fatti come sempre nei ritagli di foglio, in questo caso un Favini ruvido da 220 gr. la carta leggermente porosa fa spandere un po' il segno, che in questo caso mi piace.
sto continuando nel processo do dare corpo su carta alla mia immagine mentale di libro finito e preso direttamente dallo scaffale della libreria. la strada da seguire è questa.
sono arrivato a questo gesto di condivisione senza pudore ieri sera. ci ho pensato tuto il giorno e il pensiero si è unito a un altro pensiero che mi affronta invece già da qualche giorno.
la riconducibilità del segno a una matrice, a un referente noto. vedi un disegno e cerchi in automatico di imparentarlo a un altro autore, cerchi di associarlo, di trovare delle caratteristiche comuni. Di fronte al nuovo si cerca di trovare una collocazione, dargli una quasi normalità. diventa più facile assimilare, digerire. diventa ancora più facile poi parlarne con altri.
con la musica è una prassi assolutamente consueta e normale.
c'era un mio compagno di liceo che quando siamo andati in panda per il viaggio di diploma metteva continuamente sul mangianastri i primi tre dischi dei Cure. per chilometri e chilometri fino a Copenhagen. e poi anche fino ad Amsterdam. I primi tre dischi dei Cure sono tra i dischi che conosco meglio tant'è che non li ho poi ascoltati per anni. li avevo in testa sia in scaletta che con la funzione random. Rientrati dal viaggio il mio mi ha chiesto per mesi se conoscevo altri dischi "tipo i Cure". io non li trovavo altri dischi tipo i Cure. anni dopo gli avrei potuto consigliare Adore degli Smashing Pumpkins un disco che pure dissimile era tipo i Cure nello spirito. gli avrei anche potuto consigliare tutto Tim Burton e tutto Neil Gaiman che anche se non suonavano erano molto "tipo i Cure".
L'altro giorno invece un altro mio amico, stavolta molto acuto e preciso, mi faceva notare che Otto Gabos a vederlo non è che ricordasse qualche altro autore. il che agli occhi di un lettore nuvo o appassionato di fumetto potesse risultare un fattore destabilizzante. proprio per i motivi suddetti della riconducibilità a modelli esistenti.
il fatto non so se sia un bene o cosa,. non lo so davvero. certo è che a pensarci bene mi sarebbe piaciuto tanto essere paragonato anch'io a qualcosa "tipo i Cure". davvero.
mi ricordo invece l'effetto che mi fecero i disegni dei Valvoline su Alter Alter la prima volta che li scoprii. ne fui devastato. me ne innamorai perdutamente. e questo mi ha segnato per sempre nel bene e nel male nel proseguimento della mia carriera.
la domanda è però questa:
Ma a chi somigliano i disegni di Otto Gabos?

venerdì, marzo 25, 2011

Si scrive Gnummo e si legge Gnammo



Oggi ho finito la copertina di Arrivano gli Gnummo Boys. Fra poco, dopo cena, mi dedicherò alla bandella con il riassunto e poi forse ho finalmente finito. In libreria penso e spero a metà maggio. Keep in touch for the news.

mercoledì, marzo 23, 2011

Le facce degli ulivi



Sto preparando il materiale per iniziare finalmente la terza parte del Viaggiatore Distante. Appunti scritti, pezzi di dialoghi, foto, qualche disegno preparatorio. Inizierò con gli ulivi. Dovrò disegnare gli ulivi, alberi con il volto. Gli Ulivi hanno una faccia riconoscibile e unica. sono diversi dagli altri alberi. Sanno di campagna coriacea, bevono poco e crescono lenti ma inesorabili. Imparare a disegnare gli ulivi sarà come fare dei ritratti dal vero. Li chiamerò per nome. Gli ulivi sono l'apertura del volume. ulivi di Calabria in un autunno che tarda ad arrivare. Un cacciatore che non caccia e che cammina, un cacciatore che ricorda l'infanzia e le trappole per i tordi, ora illegali. Un cacciatore che torna casa con cicoria e asparagi selvatici. Inizierò così senza sogni, senza incubi. riprendere dopo anni, immergersi nella gravidanza di Diana senza fine, in un inverno poco dopo l'11 settembre che orami è storia e che invece dovrà essere ancora shock del momento. sarà complesso e bizzarro e spero davvero di non dimenticarmi niente, di non lasciare pezzetti per strada. spero davvero di riconoscere Romeo e il suo viaggio. Per ora soltanto gli ulivi.

domenica, marzo 20, 2011

Prove tecniche di segno



Dopo parecchi anni, ho sentito l'esigenza di riprendere il pastello, quelli Derwent a sezione circolare. Ho usato anche una matita bianca grassa con un alone avorio. poi sono andato sopra con il pennello nero e il solito resto.
è una prova tecnica per un possibile sviluppo a lungo termine con un lavoro lungo. sto cercando di mettere su carta quello che sto visualizzando a mente. Il libro già finito e stampato. Ci vuole tempo e parecchi tentativi per avvicinarsi alla " visione".
per ora mi andava solo di provare e di postarla.
magari se volete darmi un parere mi sarà di sicuro utile.

sabato, marzo 19, 2011

Oggi è la festa del papà




Ho fatto per tutta la notte un sogno orribile, dove c'era una persona che conosco che in canottiera e cappellino da baseball in testa massacrava la sua famiglia a colpi di spranga d'acciaio pino e compatto. Non riuscivo a cambiare sogno, era davvero aggressivo. Poi mi ha svegliato mio figlio con un bacetto ed è stato un bellissimo risveglio visto che non ne potevo più di pazzi scellerati.
-popà, non è che hai voglia di leggere il libro che hai sul comodino?
-no... mi sono appena svegliato...
-allora non è che hai voglia di guardare il comodino?
-?
-Cioè di guardare cosa c'è SUL comodino?
-Ah..
Allungo braccio e on la mano afferro qualcosa messo in bilico su una pila di libri.
Un Foglio del quadernone e una cartolina hand made a popup. camicia e cravatta scomponibili.
è il suo regale per la Festa del Papà.
ha scritto una poesia e un tema su di me. Mi direte, lo fanno ogni anno tutti i bambini per orni papà. Echissenefrega rispondo io! il bello è proprio questo, essere comunque unici in una cosa di massa, ovvia, come sono le feste, le ricorrenze istituzionalizzate.
Mentre faccio la scansione della poesia do un'occhiata alle rassegne stampe. Leggo di Gheddafi che prima dice che accetta il cessate il fuoco e poi bombarda, leggo delle solite beghe meschine in parlamento, leggo che un altro giorno di orrore è trascorso in Giappone e leggo pure l'estratto del solito saggio che riguarda il tramonto, la fine, il tracollo della figura di padre. Un padre rammollito che non è più in grado di trasmettere ai figli valori ed educazioni, di un padre che delega tutto alla mamma e si tiene per sè solo abbracci, baci, carezze. Insomma la componente affettiva. Forse sarà così, oppure chi scrive i saggi deve vendere e fare discutere e quindi è sempre contro. mi ricordo che un tempo il padre si rimproverava di essere sempre a lavoro, die essere poco presente a casa, di dialogare poco con i figli, di essere una figura ingombrante ecc. ecc. Insomma il padre, specie quelli tardivi come ma, non vanno bene adesso, ma non sarebbero andati bene ieri. io penso che uno impara a fare il padre giorno dopo giorno, sbagliando, cercando di fare quello può e come può. io penso sempre a mio padre, penso a quello che non faceva, a quello che faceva, alle parole dette e non dette. provo un'enorme tenerezza per la sua goffaggine per il suo senso dell'umorismo nonostante la vita con lui non sia stata molto tenera, penso al grande amore che mi trasmetteva abbracciandomi con le sue belle mani gigantesche. ed è quello che ho imparato da lui, ed è quello che trasmetto a mio figlio. Il grande abbraccione, il riempirlo di baci, uscire con lui e fare lunghe passeggiate e abbracciarlo di nuovo.
Faccio il padre così con buona pace di tutti i nostalgici dei pater familias.
Marc ti voglio bene!

giovedì, marzo 17, 2011

E allora sventolo la bandierina



Una bandierina tricolore piccola piccola, da bancarella, da mondiali di calcio. L'abbiamo messa sul balcone, la sventolo in casa e penso al sussidiario di quinta elementare, Piccole Faville, con le illustrazioni del grande Rino Albertarelli e penso al mio maestro che mima in classe il Tiremm' innanz, che ci fa fare la recita del Risorgimento e alla mia fila, quella dei Castori era toccato di fare Ciro Menotti e le Cinque Giornate di Milano, penso a Garibaldi in Sudamerica interpretato da Maurizio Merli e tratto da un romanzo di Dumas, penso a Silvio Pellico interpretato da Raul Grassilli, penso a un album di figurine bellissime che avevo completato, mi sembra che l'ultima figurina fosse quella di Guglielmo Pepe e poi penso a tutti gli anni in cui non ho pensato più a queste cose, all'allergia rispetto alla parola patria che in Italia si dice paese. Penso alla retorica degli anni, dei decenni e della resistenza che non finisce mai, penso a mio nonno sommozzatore in una grotta a bere le urine per nascondersi ai tedeschi, a zio Lino che andava a piedi in Africa al bisnonno morto l'ultimo giorno della grande guerra dilaniato da una granata. penso alla Povera Patria di Battiato a Viva l'Italia di De Gregori e penso al Presiedente Napolitano che poco fa al telegiornale mi sembrava davvero commosso.
E allora ho preso la bandierina piccola piccola e l'ho sventolata vestito come nella recita scolastica di quarant'anni fa. Un'interpretazione coltivata nei mesi. Così per un attimo ho pensato che tutto era bello che tutto aveva un senso, per un attimo mi sono sentito partecipe di qualcosa di grande, per un attimo non ho pensato allo schifo vergognoso in cui siamo precipitati giorno dopo giorno quasi senza accorgercene e per un attimo vorrei che quest'attimo durasse a lungo.
e allora sventolo la bandierina.