mercoledì, ottobre 24, 2007

la maratona di Muflo

è successo quasi un mese fa. Il mio amico Muflo (quello rapato con la maglia azzurra) ha corso la maratona di Berlino. Io ero lì a seguirlo durante il tragitto. vedere da vicino un'orda di oltre quarantamila persone che corrono mettendosi alla prova, cercando di resistere, di arrivare per arrivare è stata un'esperienza formidabile. a tratti struggente. Mentre vedevo passare gente di ogni categoria ed età mi chiedevo quale fosse la ragione di tutto questo. Perché correre oltrepassando i confini dello sport come salute. perché bruciare i tessuti muscolari? persone che mi sembravano i salmoni che risalgono la corrente, i lemmings che si ammassano sul bordo dell'abisso, le gru che migrano, i nomandi siberianoi che attraversano lo stretto di Bering e che giunti in Alaska si trasformano in pellerossa, indiani, Innuit, nativi. Forse non c'è una ripsosta, forse ci sono quarantamila risposte diverse, quarantamila battiti di cuore diversi. è la vita che scorre, è la vita che si manifesta, feroce, vorace, imprendibile, commovente.
essere là in mezzo quella domenica di fine settembre mi ha fatto sentire un po' più in sintonia con il mondo, davvero molto felice.
mica poco.
per la cronaca Muflo ha percorso il tragitto in quasi 5 ore.

domenica, ottobre 14, 2007

Film a tarda notte


è tardi e sto per andare a letto. Indeciso su quale libro leggere. Forse Le braci di Sandor Marai. accumulo libri da leggere e li scelgo a seconda dell'umore. Un ultimo zapping . magari trovo uno di quei film iniziati senza nome che mi turbano anche perché mutilati, incompleti. Con il satellite però è difficile trovare film senza titolo. Cult tv. una delle mie preferite. sta iniziando La pianista di Michael Haneke. C'è Isabelle Huppert. algida, incredibilmente algida. In superficie. dentro si fa male. Dentro è inarrestabile. poi anche fuori diventa inarrestabile. Un film asciutto crudo e crudele. Mi ha turbato. Non sono riuscito ada andare a letto. ho preseguito con un documentario sui Kurt Weill. sfogliavo libri. guardavo disegni. Niente da fare. La storia era sempre lì.
penso che leggerò il romanzo omonimo di Elfriede Jelinek da cui è tratto.
E chi se ne frega se l'ho scoperto solo ora.

La pianista, di Michael Haneke, con Isabelle Huppert, Annie Girardot, 2001

sabato, ottobre 06, 2007

un'altra Berlino


Perché il verduraio quando mostra la frutta alla cliente dice sempre che tale uva pesca arancia viene dalla Sicilia mica dalla Spagna? In Spagna ci sono stato e la frutta era gustosa. Anche a Berlino l’uva era buona e gustosa per non parlare del pollo arrosto che chissà da dove veniva.

Cambiare cucina è sempre un momento di festa. Sono uno di quelli che passa ore nei supermercati e nei mercati. Mi piace capire cosa la gente del luogo mangia veramente. Osservo i clienti che fanno la spesa come una signora che nel piano gourmet dei magazzini KADeWe in mancanza del pesto ariginiale opta con disinvoltura per una salsa al gorgonzola che fa una fatica terribile a pronunciare.

Sono innumerevoli i motivi, le passioni che si compiono durante i viaggi.

È bello scoprire CD dimenticati e a volte bellissimi nelle ceste fuori dei negozi di musica. Quelle ceste con tutto a un euro o magari due. In una di queste ceste ( a tutto un euro) in un negozietto di Cd di musica classica di Potsdam ho scoperto La Terre Commune di Elliott Murphy e Iain Matthews. Due nomi che ho semrpe sentito ma che non avevo mai preso in considerazione. Mi sembravano vecchi quando ero giovane pure loro erano giovani e così sono stato sedotto da altre passioni. Ora che ho molti meno pregiudizi e non seguo le mode invece sono rimasto incuriosito. Il CD è bello, suoni raffinati e morbidi resi più taglienti dalla chitarra insidiosa di Oliver Durand. Ballate senza tempo come devono esser le ballate. Trovi rimandi sparsi. Il miglior Springsteen, Mark Knopfler (qualche bella canzone l’ha fatta anche lui) e perfino il grandissimo Matt Johnson (The The).

Lo sto ascoltando in questo momento in un sabato di un autunno che qui a Bologna non arriva.

A Berlino era invece quasi inverno. Molta pioggia che ha miracolato la maratona di domenica 30 settembre.

Ero lì a da spettare i passaggi del mio amico Muflo. Vedevo sfilare la gente. 41000 partecipanti. Era l’umanità a correre. Il senso della vita mi è apparso attraverso quella sfilata infinita con la colonna sonora delle percussioni a ritmo di samba di un gruppo sistemato ai bordi del cordone di protezione. Ogni tanto sostituivo a mente il samba con Fatboyslim e intanto i 41000 continuavano a correre. Ero commosso per l’impegno, la foga, l’entusiasmo e la determinazione. Tutte quelle cose che rendono l’essere umano ogni tanto bello.

Mancavo da Berlino da 6 anni. Come sempre è cambiata . come sempre è diventata un’altra città. Una bella città indubbiamente. Dove non si urla e gli spazi sembrano deserti nonostante sia popolata da svariati milioni di abitanti. Poche macchine e molti bambini. La vita costa sempre poco e non sembra sempre sul punto di fare qualcosa di assolutamente fondamentale e urgentissimo come in altri posti. Una metropoli moderna che ha cancellato forse per sempre quel periodo di dopoguerra permanente durato fino a qualche anno fa, quando dopo la riunificazione si era creata la città decadente per eccellenza, forse ancora più decadente da quella cantata da Bowie alla fine degli anni Settanta. La Berlino degli anni Novanta era laboratorio, era Weimar, era Brecht, ancora Stasi. Era il trionfo della maceria, il fascino dell’estetica rovinista. Poesia per animi sensibili e malati. I palazzi di Prenzlauerberg ora sono puliti e magari fra un po’ saranno al marzapane come quelli di Praga. Le case hanno i bagni (per fortuna!) e gli strascichi della DDR sono finiti come oggetti memorabilia molto chic in negozi per turisti.

Il Kebab però è sempre il migliore che abbia mai provato (Istanbul compresa).

Elliott Murphy, Iain Matthews, La Terre Commune, Coast Coast, 2001.