venerdì, dicembre 08, 2006

cerco foto ghetto

avrei bisogno di un aiuto.
devo disegnare una veduta dei tetti del ghetto ebraico. Possibilmente di Varsavia ma anche di Lodz o di un altra città dello Yiddishland andrebbe bene. non riesco a trovare il materiale adatto. se qualcuno avesse foto, materiale d'archivio o altro e fosse disonibile a invirlo accetto volentieri.
grazie!

giovedì, dicembre 07, 2006

Le canzoni di Bruno Lauzi


Stamattina prima di andare in studio sono passato nel solito negozio di dischi in centro.è un periodo che mi piacciono le ristampe o cose poco alla moda. nello scaffale della musica italiana c'era un cofanetto di Bruno Lauzi. l'ho preso d'istinto, senza pensarci molto. era quello che avevo voglia di ascoltare. non possedvo ninete di Lauzi, forse qualcosa in vinile a Cagliari ma di mio padre come pure gli spartiti. S'inizia con Ritornerai. ha l'incedere del bolero, poi pina piano salgono gli archi. ci sono molti archi in quasi tutti i pezzi. stesso periodo di Scott Walker, similitudini strutturali, convergenza di gusti. entrambi amano gli chansonnier francesi. entrambi li hanno tradotti. Il cofanetto è composto di 3 dischi con canzoni disposte in ordine cronologico. si chiude con L'ufficio in riva al mare. Bruno Luazi è sempre stata una figura icona della mia infanzia. Insieme a Gaber e a Sergio Endrigo. erano quelli con la faccia buffa che facevano belle canzoni ma sembravano anche un po' attori di cabaret. La canzone che mi piaceva di più di Luazi era Garibaldi Blues, ossia la versione assurda e bislacca di Fever. Allora frequaentavo le elementari e non ero insensibile al fascino dell'eroe dei due mondi. Preferisco di gran lunga le sue versioni di Onda su Onda e soprattutto Genova per noi scritte da Paolo Conte. c'è quell'aria di disincanto ruvido che nasconde la tenerezza che Conte non ha. Sentivo Lauzi anni fa alla radio di mattina molto presto, in un perido in cui non riuscivo a dormire senza un sottofondo. aveva un humour originale e rarefatto e mi dispiacevo che l'avessero relgato in un orario di frontiera, quasi punitivo. poi si è ammalato e poi se n'è andato come Gaber e Sergio Endrigo. Oggi mi ha tenuto compagnia per tutta la giornata di lavoro. Ed è stata, nonostante l'uggia grigia e appiccicosa, una bella giornata.
playlist unica:
Bruno Lauzi: le mie canzoni

domenica, dicembre 03, 2006

I tetti di Cagliari


i tetti delle case mi affascinano. Forse perché ho quasi sempre abitato ai piani bassi dove vedi le macchine che passano e i passanti che passano. A volte puoi senitre perfino cosa dicono. I tetti con le antenne erano lontani e irraggiungibili, vcosì come le loro terrazze, negli anni sempre più disseminate di cisterne, molto più modeste di quelle di Manhattan. Quando posso disegno i tetti. quanche anno fa. diciamo quasi venti ci sono anche stato. qualche foto ricordo per qualche progetto musicale mai fatto. si parlava di spazzacamini. allora come oggi trovavo che fosse ineluttabile il vagare tra scrittura, musica e fumetto. Anche F. la pensava così e certe notti passate a disegnare insieme mi mancano ancora. La foto scattata da mio fratello, è riaffiorata qualche giorno fa, mentre cercavo di fare ordine. ci ho pensato un po' e poi l'ho messa online. magari qualcuno si ricorda di altri anni. né più belli nè più brutti. solo altri.

playlist domenicale
Nicola Arigliano: Go man! (bellissimo!)
Manlio Sgalambro: Fan Club
The Nits: dA dA dA

venerdì, dicembre 01, 2006

Il valzer dei reduci


C'è stata la guerra e noi siamo stati al fronte a combattere. Non si sa contro chi l'abbiamo fatta questa guerra, né se l'abbiamo vinta. L'abbiamo combattuta e non siamo morti. Quindi se non siamo morti siamo reduci. Noi tutto reduci ci hanno radunato in un posto che sembra un circolo bocciofilo, un CRAL del dopolavoro ferrovieri. C'è il bar, c'è un giardino con le bici parcheggiate, c'è un pergolato e una pista da ballo per il liscio. Da qualche parte c' anche un campetto da tennis con un po' di tribune. Noi tutti siamo lì da qualche giorno. ci hanno fatto togliere le divise e siamo di nuovo vestiti come prima della guerra. Chi bene e chi male. Ci sono quelli alti e grossi che se la ridono e ci sono quelli bassi come me e Diego che cercano di rideresla lo stesso ma stanno comunque in campana come se ci fosse ancora la guerra. Io e Diego siamo anche nati lo stesso giorno. Lui ha i baffi, io non so. Passano giorni quasi di vacanza. sembra di essere in Rromagna. A un certo punto si viene a sapere che mantenere i reduci costa troppo. del resto mica si può lasciarli andare in giro quando magari son ancora feriti nel corpo o nell'anima. Il fatto è che i reduci sono un costo per lo stato, un costo economico alto e pure d'immagine. e allora si fa una specie di lotteria. Chi estrae la fascia da mettere al braccio di colore giallo può continuare a ridere, quelli che invece estraggono la fascia rossa verranno fucilati. Giusto per ridimensionare le spese. Mentre si fa l'estrazione un paio di reduci alti e con il mascellone dicono che è giusto che sia così e ti dicono anche un sacco di altre di cose sul coraggio e la sovrappopolazione. Si capisce subito che di lì a poco avrebbero estratto la fascia gialla, qulla della salvezza. E così va. Invece io e Diego afferriamo la fascia rossa. Quella dei condannati a morte. Noi pensiamo che se non ce la mettiamo nessuno si accorgerà di noi, ma così non va. un maresclallo, prontamente avvertito da quelli che se la ridono ci obbliga a mettere la fascia ed a spettare il nostro turno.
per alleggerire la situazione le esecuzioni avvengono durante una festa dove tutti si divertono. Poi certi continuano a divertirsi e altri vanno a morire. Vengono invitate anche le moglie. Mia moglie non c'è e neppure quella di Diego. Quelli che devono morire salgono sulla pista da ballo e possono scegliere di essere fucilati mentre ballano il valzer con la moglie. la molgie pò scegliere se morie con il marito o schivarsi al momento dello sparo. chi non ha moglie balla da solo. Il valzer non è di quelli frnacesi suonati con la musette, è liscio ruspante. a me non piace il liscio. a da ltri piace e ballano. Il plotone prende la mira e poi spara e quelli muoiono. quelli più tristi a vedere sono quelli che ballano da soli e che non son nemmeno capaci di ballare. Certi invece si divertono a ballare ed è un peccato vederli morire. certe moglie si stringono al arito altre si scansano e poi ballano con un cadavere. Fra un po' tocca anche a me a Diego. Intanto al campetto da tennis altri condannati a morte vengono preparati per la cerimonia. Devono passare davanti a quelli ce la ridono e farsi rapare il cranio. Così andranno ordinati davanti al plotone d'esecuzione. A me non piace il liscio e nemmeno farmi rapare a zero da altri che se la ridono. è una storia molto brutta che non mi piace più. Allora saluto Diego, che ha deciso di morire, salgo sulla scalinata del campetto da tennis e spicco il volo. Me ne vado e mentre volo e sorvolo quella tristezza mi accorgo di quanto mi sia mancato volare per la durata di quella guerra contro chissà chi.
Sogno fatto nella notte del 27 novembre.
Disegno fatto a Lucca per Smokyman e da lui gentilmente concesso.