mercoledì, novembre 20, 2013

Senza pensarci

Ieri notte, dopo una serata di distruzione, di vittime, di disastri, stavo finalmente andando a letto. Però prima ho riacceso la lampada sulla scrivania, ho preso un foglio di una vecchia prenotazione. Dietro era bianco. Allora ho preso d'istinto un pennarello nuovo che non mi stava dando molte soddisfazioni e e ho iniziato a fare dei segni a caso proprio sulla parte bianca del foglio. Il pennarello ha iniziato a funzionare come mi aspettavo da lui. Senza accorgermene ho iniziato a disegnare e poi a scrivere vicino. Senza pensare, un caso inaspettato e non progettato di scrittura automatica. Sono andato avanti per una mezzoretta o forse meno. Non lo so. Il risultato, a parte qualche aggiunta in postproduzione, è questo che vedete. Continuo a non sapere cosa pensare, visto che ero sempre stato convinto che comporre in questa maniera fosse un'impresa ostica, forse irraggiungibile. Non so ancora cosa pensare ma qualche apertura insperata forse ieri notte si sia presentata. E pure di prepotenza.

martedì, novembre 19, 2013

Con la mano destra a metà degli anni Ottanta

In questi giorni penso spesso agli anni Ottanta. I miei. Iniziati a Cagliari e conclusi a Bologna. Una decade intensa, contraddittoria, importantissima. Gli anni ottanta vengono ricordati come anni superficiali, sciocchi, effimeri con musica orribile. Sarà vero ma non me li ricordo così. Anche per questo oltre a pensarci spesso sto iniziando a scrivere qualcosa in merito. Non certo un  saggio ma piuttosto racconto, visto che è quello ciò che mi piace e mi riesce forse meglio.
Il disegno qua sotto appartiene circa alla metà di quegli anni nel periodo della mansarda (senza cucina) nel quartiere Saragozza a Bologna. Molto piccolo con pastelli derwent su carta da schizzi. Uno dei rari tentativi di disegnare con l'altra mano, la destra. Non mi ricordo molto altro ma a a vederlo dopo tanti anni ci sono parecchie tracce evidenti di quegli anni Ottanta. E non solo le spalle larghe.

lunedì, novembre 18, 2013

Metallo Malfidano o l'eccidio di Buggerru

Il volumetto, scritto e disegnato da me e colorato da Gabriele Peddes, è uscito l'11 agosto a conclusione della serie Storia di Sardegna a Fumetti un allegato al quotidiano L'Unione sarda. L'operazione curata da Bepi Vigna, Angela Cotza e dagli artisti del Centro del Fumetto di Cagliari era strutturata in 16 uscite settimanali. La mia era l'ultima.
Se lo richiedete al distributore o a qualche edicolante ben fornito potrete ancora acquistarla e leggerla. Altrimenti bisogna aspettare qualche nuova idea riguardo a una possibile riproposta.
Qua uno studio inedito che a posteriori pensavo di riprendere e sviluppare per il mio prossimo romanzo grafico, ancora una volta ambientato nella Sardegna mineraria del periodo fascista.

domenica, novembre 17, 2013

 Accenno di ritratto di Madamoiselle N.

I progetti prendono vita anche come note a margine. Su fogli dimenticati, pezzetti di carta, taccuini, come contorno di altri disegni con altre destinazioni. A volte si perdono in mezzo ad altra carta. A volte vengono catturati, imbellettati quanto basta per sembrare quasi degli studi compiuti. Come questo che nell'originale ha dimensioni piccolissime. Per dovere di cronaca questa è Madamoiselle N. a circa vent'anni intorno al 1923 quando frequentava i bar degli esuli zaristi russi a Nizza. Ai tempi adorava il ballo. Per quattro anni non pensò ad altro che a ballare. Fino allo sfinimento.

mercoledì, novembre 13, 2013

Perché sono nato in un'isola.



Ringrazio il cielo o chi in sua vece nella fattispecie i miei genitori per essere nato in un'isola.
Perché ogni volta che penso alla mia isola la vedo con una forma sempre precisa e indimenticabile.Perché l'unico confine che ha un'isola è il mare e per me il mare è liberta e lo puoi attraversare con mezzi costruiti con lavoro, talento e volontà.Perché ho imparato a immaginare altre terre al di là dell'orizzonte mobile. Terre da raggiungere e da scoprire.Perché sono cresciuto con il mito di andare in vivere in continente dove i sogni ogni tanto diventavano realtà. Magari oggi un po' meno e non poi tanto diverso dall'isola.Perché l'isola mi ha insegnato che riservatezza e accoglienza ospitale possono convivere in armonia.Perché chi è nato in un'isola si sente sempre e comunque un po' diverso e se me lo permettete anche un po' speciale.Perché un tempo eravamo ai confini di tutto, specie dell'impero e quindi terra di sfruttamento di esilio e di punizione.Perché noi isolani siamo nati e vissuti lontano e lontani.Perché il timore dell'isolamento in un'isola ci fa stare sempre attenti alle cose che succedono al di là del mare, nel resto del mondo insomma.Perché la mia natura insulare mi ha fatto innamorare di romanzi di viaggi e avventure e forse anche per merito loro che ora scrivo e disegno anch'io di viaggi e avventure.Perché nella mia isola natia i pochi treni esistenti vanno così lenti che nella tratta Cagliari-Macomer ho potuto leggere in santa pace un libro di Alan Bennett (che comunque ti aiuta perché scrive sempre testi brevi).Perché puoi sperare che l'isola non si isoli ma che si offra e che sia sinonimo di accoglienza, di fascino e di richiamo per le persone che fuggono dall'oppressione, dalla chiusura mentale, dalle persecuzioni razziali, sessuali, politiche, religiose. Che sia baia protetta per i talenti che desiderano creare, progettare, innovare perché forse in un futuro migliore io ci credo ancora.

lunedì, novembre 04, 2013

Facce da libro 357

Ritratto di Lev Nussimbaum


Lev Nussimbaum
ma anche Kurban Said, Essad Bey e chissà quanti altri ancora. Forse mai uomo e personaggio letterario sono stati così avvolti da un legame contorto, ambiguo, in definitiva aggrovigliato. Addirittura per anni fu l'uomo a non esistere. Alì e Nina il suo romanzo più famoso, bestseller mondiale a cavallo tra le due guerre mondiali per lungo tempo fu attribuito a Elfriede von Ehrenfels una baronessa austriaca e in seguito anche uno scrittore nazionalista azero. La vita di Nussimbaum fu sempre al confine tra mondi, culture, luoghi diversi. Ebreo nato a Baku città sul Caspio che in pieno boom petrolifero divenne l'ultimo avamposto occidentale in oriente per stile, apertura mentale e architettura, si convertì poi all'Islam affascinato dal sogno panarabico. Lev fu nostalgico inguaribile, viaggiatore poliglotta, conobbe ricchezza e povertà assoluta, bellezza e fragilità, aderì o forse solo simpatizzò con i totalitarismi europei. Morì giovane nemmeno quarantenne durante la guerra che avrebbe devastato il mondo. Una lapide spoglia di rito musulmano lo ricorda in un angolo del cimitero di Positano.
Kurban Said nella sua tragicità stratificata mi affascina. Sto lavorando su di lui e la sua opera.
Questo ritratto di Facce da libro non poteva discostarsi dall'uomo prima ancora del personaggio.