venerdì, giugno 30, 2006

Piccola Anteprima


una piccola anteprima di quello che sarà Finale di sangue scritto con Emidio Clementi. sto disegnando molto in piccolo direttamente su A4. un procedimento opposto al Viaggiatore per cui avevo usato tavole di grande formato.

martedì, giugno 27, 2006

Migrazioni segrete

Seduto con la finestra spalancata ad ascoltare i Mercury Rev. Lo sguardo supera i tetti verso il cielo azzurro canicola. Ho bisogno di sensazioni di freschezza e I Mercury Rev mi danno questa sensazione. Hanno un tappeto sonoro ampio e articolato, disseminato di invenzioni armoniche audaci. Se fossero esistiti come gruppo negli anni Settanta forse avrebbero fatto progressive, magari diventando i cugini più coraggiosi dei Genesis. Invece sono qui e ora e vanno avanti da una quindicina d’anni. Ultimamente mi capita di rado di mettermi ad ascoltare un disco, dedicando tutta la mia attenzione solo ed esclusivamente al disco. Mi capita molto più spesso che la musica diventi la colonna sonora del mio lavoro. Scelgo la musica a seconda dello stato d’animo o della scena che devo disegnare o scrivere e poi inizio con la stesura. Penso che sia un po’ offensivo per la musica, ma sotto scadenza non posso fare altrimenti. Invece domenica mattina ho ascoltato “The secret Migration” e basta. Un disco con un titolo così bello non che intrigare all’istante. Do molta importanza ai titoli. Ripeto frasi, nomi, sequenze a voce alta, alternando questa pratica con la reiterazione di scrittura su carta e “Migrazioni segrete” suona proprio bene, rivela un mondo e invita a entrarci. E così ho fatto. L’ho ascoltato con attenzione anche ieri e oggi l’ho usato mentre inchiostravo la quinta pagina della storia su Fantomas. È un periodo questo che mi fa trovare perfettamente a mio agio con i Mercury Rev, con i loro cugini Flaming Lips, e ovviamente i dEUS. Ci sono molte analogie tra queste tre formazioni. Le invenzioni sonore, come dicevo, l’approccio trasversale al genere, i suoni difficili da etichettare e accomunare a una precisa direzione. C’è molto sogno, niente retorica e un tessuto sonoro da sfogliare. Mi stanno dando un grande aiuto mentre sono al lavoro progettando una storia scritta. Trasferisco le sensazioni della musica nelle parole che scrivo. I libri in una fase come questa devono stare chiusi. Mentre scrivo faccio letture molto leggere. A parte Pasolini che mi accompagna con i suoi scritti corsari durante l’andarivieni in autobus, mi rilasso con i supereroi. I soliti Marvel che leggo da sempre. Devil per esempio. Leggo per un piacere infantile di leggere. Quando mi sento pronto faccio piazza pulita dei segnali e inizio le operazioni di scavo. Ieri sono sceso per tutta la mattina nel luglio del 1980. Una scrittura con ritornelli spezzettati forse un po’ influenzata dall’ascolto dei Mercury Rev.

sabato, giugno 24, 2006

Aggiornamenti Apartments


vi ricordo che la mostra al Ta Matete di Bologna continua fino al 1 luglio.
nel frattempo sto iniziando i lavori per il prossimo Apartments. Anche in questo caso con Omar Martini stiamo studiando una formula narrativa diversa dai due volumi precedenti.
nei prossimi post continuerò con gli aggiornamenti. nel frattempo sto pensando allo storyboard del secondo volume del Viaggiatore.

disegnare all'idroscalo


eccomi qualche settimana fa al MI AMI di Milano ritratto da Sergio Ponchione. Molte zanzare in giro

giovedì, giugno 15, 2006

non so stare seduto

In questo periodo mi vedo con una certa regolarità con Emidio Clementi. Stiamo facendo una storia insieme e dopo un inizio via mail stiamo virando verso incontri dal vivo. Penso a tutte le volte che ho lavorato in coppia con un altro autore. Oltre alla differenza di approccio e di stile ci sono anche le differenze di atteggiamento fisico durante gli incontri. Emidio non si muove dalla scrivania, se ne sta in postazione, piazzato davanti allo schermo del mac. Io parto seduto a fianco ma resisto poco. Mi alzo, cammino, mi sposto, guardo fuori dalla finestra, sfoglio i libri. Devo apparire se non altro distratto, forse molesto. Nelle prime riunioni Emidio mi invitava a prendere posto. Ora ha smesso. Forse ha accettato il mio modo di fare o si è abituato per sfinimento. Nelle mie storie la necessità di spostarsi per pensare è apparsa più volte e in questo nuovo libro (Il Viaggiatore, ormai lo sapete) lo dichiaro pubblicamente.
Qualche mese fa ero con Menotti. Stavamo pensando a qualcosa da scrivere a 4 mani. È stato spontaneo uscire di casa e camminare per ore. Era marzo e non faceva nemmeno tanto freddo. Con le parole siamo scesi fino all’Adriatico, con le gambe ci siamo inoltrati lungo la salita di San Mamolo (parlo di Bologna) finendo in un santuario e poi proseguendo quasi fino all’ospedale Rizzoli. Una buona parte dei dialoghi che fanno parte della nostra amicizia si è svolta per strada camminando. Molto spesso senza una meta, altre volte per raggiungerne una. Abbiamo attraversato Roma e Berlino di notte, Bologna a qualsiasi ora. Anche le autostrade. Invece con Massimo Semerano ci siamo trovati a camminare entrambi in una stanza, a sederci e alzarci ripetutamente cambiando posto, quasi in un balletto. È chiaro che ogni autore fa muovere la mente a modo suo. Ci saranno infiniti rituali intimi e privati che ripete e porta avanti come incentivo liturgico. Di sicuro la fase del disegno, che di norma ti costringe a stare quasi sempre seduto, per quanto mi riguarda è la più gestibile. Serve la continuità, la routine. Disegnare un libro quando hai già scritto la storia è un lavoro da fondista, non credo molto agli exploit. La rimonta eroica avviene solo sotto scadenza e quindi non è certo la regola. L’invenzione si materializza attraverso la pratica del disegno, compare sulla carta come un’epifania. Si svela. Quando la mente ordina alla mano di fare un segno, finché non lo vedi su carta non sai cosa è successo nel frattempo. È una sorpresa continua e a volte mi sento spettatore di me stesso. Quando si apre il varco giusto la storia nasce con impeto e prende e forma quando cammino. Giro film che mi appaiono bellissimi che poi cerco di tradurre in disegni come in una pratica divinatoria. Il problema sta nella sintonia. Trovare la giusta sintonia e proteggerla dalle interferenze.
Negli anni tutte queste esperienze di scrittura a due mi hanno insegnato, che lavorare con il confronto diretto scatena l’esplosione del dubbio. Il dubbio è ostinato e difficile da scrollarsi. Quando scrivi da solo ci si convive, quando si è in due si è costretti ad affrontarlo e a risolverlo. La componente (iper)analitica si fa più serrata. Spesso ci si trova spalle al muro in una fase di stallo molto preoccupante. È in questi momenti che si avverte lo scarto, il balzo in avanti. Ti accorgi di crescere.

martedì, giugno 13, 2006

le strategie oblique

L’Obliquomo di Sergio Ponchione è senza dubbio un’opera che mette in pratica quell’osmosi tra muscia e fumetto di cui accennavo nel post precedente. Il segno di Sergio è la sintesi elaborata da anni di assimilazione diretta da sorgenti diverse. E se risulta evidente un richiamo a Segar a Chris Ware diventa un po’ più sottile scorgere tra le pieghe una profonda ammirazione che sfocia nell’ispirazione nella complessa e spiazzante struttura sonora di Frank Zappa. Non si tratta solo del gioco intellettuale che semina e nasconde citazioni tra una vignetta e l’altra, gioco tra l’altro divertente, ma soprattutto di una acuta capacità d assimilazione, presa di coscienza e riassemblamento seconda una personalissima visione dell’autore. L’Obliquomo è un bel libro anche per questo. Forse nei giorni scorsi a Milano non gliel’ho detto a Sergio. Abbiamo parlato come sempre molto di musica e magari un po’ meno di fumetti. Del resto la condivisione parte da presupposti molto lontani. Sono le cose apparentemente più lontane che ti avvicinano a una persona. Non mi stupirei che ci mettessimo a progettare qualcosa insieme. Anzi forse senza averlo dichiarato lo stiamo già facendo.

linguaggi paralleli

Ho partecipato con piacere a questa edizione del MI AMI festival di Milano. La scommessa di Davide Toffolo (questa volta in veste di direttore artistico) era difficile. É da parecchio tempo che si cerca di mettere in contatto il mondo della musica con il mondo del fumetto. Due linguaggi diversi, è chiaro, ma che in questo caso avevano diverse possibilità di contatto. Il festival si occupa di etichette indipendenti (e qua si può aprire il dibattito sul significato di “indipendenti”), comunque lontane dalle politiche aziendali delle major. La libertà espressiva è più tutelata e diventa il punto di forza degli artisti. Atteggiamenti simili possono manifestare una certa sintonia istintiva o perlomeno di vedere le cose. MI AMI è diventato così un momento di studio, in cui realtà parallele si sono annusate in attesa di un passo in avanti. Io che ho sempre sostenuto questo gemellaggio, questa comunicazione e influenza reciproca sono stato ben lieto di parlare durante gli incontri a un pubblico misto. Siamo stati semplici e diretti nell’esposizione, un po’ come la musica che entrava nella saletta adibita a foyer per gli incontri. Rapporto musica e fumetto. Penso che sia più facile per un autore di fumetti trovare punti di contatto con la music che non viceversa. Se non altro per la diffusione della musica, universale, capillare. Non sempre lo scambio funziona e mi è capitato spesso di rimanere deluso quando faccio la fatidica domanda sul cosa ascolti a un fumettista o sul cosa leggi a un musicista. Eppure continuo a essere convinto che un maggior dialogo interdisciplinare fa solo bene all’evoluzione dei linguaggi reciproci.
È stato bello incontrare autori di area bolognesi che incontro più spesso in campo neutro (continuo a seguire e sponsorizzare Francesco Cattani che ha carattere e cosa dire) e altri autori che vedo meno come Gabriella Giandelli. In un clima rilassato e quasi di festa si fanno discorsi interessanti, nascono le idee, ci si confronta. Con Davide (Toffolo) e poi impossibile non mettersi in discussione, non affrontare in maniera intima e vigorosa il mestiere e l’essere autore. Di sicuro al termine di questa due giorni mi sono sentito arricchito e durante il viaggio di Ritorno con Omar “Black Velvet” Martini abbiamo un po’ fatto il punto e buttato giù qualche idea che si potrà sviluppare in un prossimo futuro. Una cosa che ci è sembrata evidente è l’assoluta necessità di un’intensificazione di riunioni, meeting, momenti di dibattito e riflessione, non solo in luoghi deputati e istituzionali, ma soprattutto in momenti informali.
C’era della buona musica. Ho sentito, dato che passavo la maggior parte del tempo al banchetto a disegnare, i concerti di Bugo, Moltheni e dei Giardini di Mirò che apprezzo già da qualche anno, ma mi spendo per i Diaframma, gruppo nato con new wave. In pratica siamo cresciuti insieme. Ho scambiato qualche battuta con Federico Fiumani che dei Diaframma è l’anima, il cuore e i muscoli. C’è anche lui tra i ringraziamenti in Gente Comune. Le sue canzoni mi hanno accompagnato durante le sessioni di scrittura. Ha suonato in un palco piccolo ad altezza del suolo, eppure non si è risparmiato, ci ha dato dentro con la chitarra e le parole sempre con quella voce strozzata, quasi stonata eppure appassionata. Fiumani ci crede davvero e va avanti. La musica è la sua vita e la sua forza mi ha dato forza.
Abbiamo portato in anteprima alcune copie del Viaggiatore. Ceri sono rimasti stupiti da un inatteso mutamento di stile. Io non so se ho cambiato stile, di sicuro ho lottato non poco per seguire questa direzione. Per quelli che mi chiedono quando uscirà in libreria rispondo che sarà reperibile all’incirca tra una settimana.
Mentre penso alla sceneggiatura del secondo capitolo disegno un omaggio a un mito dell’infanzia: Fantomas. La storia la sta scrivendo Emidio Clementi, ex Massimo Volume. Ancora una volta mi trovo a lavorare in parallelo con chi la musica la fa sul serio.

venerdì, giugno 09, 2006

Il Viaggiatore c'è!

ieri ho avuto le prime copie dl Viaggiatore. fra un'ora parto per Milano per presentarlo domani al MI AMI festival. è bello vedere il frutto del lavoro che si concretizza in un oggetto fisico.
Mi metto già al alvoro per il secondo volume.

lunedì, giugno 05, 2006

the realms of the unreal


In the Realms of the Unreal

La stanza diventa il mondo. L’altro mondo o il vero mondo. La porta che si chiude e lascia fuori ciò che non è gradito. Gratta con le unghie sul legno decrepito. La stanza ha una finestra che dà da qualche parte, i vetri sporchi offuscano la strada. La luce penetra sfocata e pallida, ma poi tanto di notte quando si apre l’altro mondo la luce è solo quella artificiale di una lampada piazzata sulla scrivania. Fogli dappertutto, impilati in mucchi alti e ingialliti. Anni di fogli, scritti a mano, scritti a macchina. Alla fine quando tutto sarà concluso, quando il corpo ottuagenario sarà morto, i signori Lerner, i padroni di casa troveranno quindicimila pagine scritte. È un unico romanzo di una guerra infinita tra due regni. The Story of the Vivian Girls, in What is Known as the Realms of the Unreal, of the Glandeco-Angelinnian War Storm, as caused by the Child Slave Rebellion È l’anche l’unico romanzo di Henry Darger. Ma in quella stanza di Chicago non c’erano solo fogli scritti. Quasi nascosti, ma comunque sempre ammucchiati c’erano gli acquerelli. Dipinti su fogli di cartone, spesso su entrambe le facciate. Raccontano ciò che le parole non erano sufficienti a raccontare. Battaglia campali, giardini bucoliche, bambini che corrono e che ridono, bambine che vengono suppliziate da adulti crudeli e senza dio. I terribili Glandaliniani rapivano i bambini e li rendevano schiavi, una società basata sul sopruso e il supplizio. Henry divenne orfano che era ancora piccolo. Aveva imparato a leggere da solo ma veniva considerato disturbato, destinato a un futuro di pazzia. Non aveva mai frequentato una scuola d’arte, forse nemmeno un corso per corrispondenza, quello seguito con furore e abnegazione da Elsie Chrisler Segar. Entrambi avevano la volontà dell’urgenza. Il disegno era una scelta obbligata. Quando entrava nell’altro mondo, il suo mondo, Darger portava con sé gli strumenti. Era la volontà guidata con l’ingegno che gli diceva come fare. Ricalcare, incollare, ritagliare, copiare, mischiare, fondere, replicare e poi colorare, colorare di tinte pastello, toni accesi, infiammati. Era una pratica magica. Questa è la magia alchemica. Henry Darger ha iniziato a frequentare l’altro mondo nel 1909 e l’ha fatto ininterrottamente per 65 anni. Di giorno lavorava, sempre occupazioni umili, quasi ai margini. Faceva pulizie, guardiano in istituti, ospedali, poi a messa sempre perché era molto cattolico e al ritorno indossava i paramenti e s’immergeva in quei regni dell’irreale che invece si appaiono così straordinariamente reale. Altre stanze, altri universi ma stessi mondi, quelli di dentro, verticali fino al limite estremo e magari oltre. È la pratica quotidiana e necessaria.
Henry Darger è entrato definitivamente nel suo regno nel 1973. qualche anno fa Jessica Yu ha realizzato un film documentario che monta, riassembla, anima i suoi scritti, i suoi acquerelli, aprendo un’altra porta di questo reame dell’irreale. Tra gli altri c’è anche la collaborazione di Chris Ware nei titoli di testa. Henry Darger si può trovare sparso in questo mondo. C’è anche a Bergamo in una mostra con altri artisti in qualche modo vicini. Oltre la ragione presso il Palazzo della ragione in una mostra a cura di Bianca Tosatti aperta fino al 2 luglio.

giovedì, giugno 01, 2006

otto gabos in mostra

comunicazione di servizio.
due appuntamenti in cui ci sarà anche otto gabos.
martedì 6 giungo a bologna sarò in mostra con apartments.
mentre il 9 e il 10 giugno sarò a milano per la rassegna MI AMI. in cui ci sarà molta musica e molti fumetti e autori. tra questi alessandro baronciani, marco corona, gabriella giandelli, francesco cattani, amanda vahamaki. sergio ponchione, ratigher e il sottoscritto. davide toffolo direttore artistico. ecco il link per i curiosi:
www.rockit.it/splash.php

ecco il comunicato stampa a cura di hamelin per la mostra la tamatete


CITTA’ NEL MARGINE

Spazio urbano e fumetto

dal 6 giugno al 1 luglio



a cura di

Hamelin Associazione Culturale





Inaugurazione Martedì 6 giugno ore 18:00

presso il TA MATETE di Bologna

Piazza Santo Stefano, 17/a





C O M U N I C A T O S T A M P A



Il TA MATETE (libreria FMR e Living Gallery Art’è) dopo la mostra “FS says: Filippo Scòzzari al TA MATETE” presenta nell’ambito di “Viva il pop: arte e mass media” un’altra mostra dedicata al fumetto d’autore, si tratta di una collettiva intitolata Città nel margine. Spazio urbano e fumetto, che sarà inaugurata martedì 6 giugno alle ore 18:00, con la cura di Hamelin Associazione Culturale.

“Città nel margine. Spazio urbano e fumetto” vuole indagare il legame tra città e fumetto in una doppia direzione. Innanzitutto è un omaggio a Bologna, e per questo gli artisti esposti sono tutti legati per adozione al nostro territorio, a testimonianza di una tradizione che dura ormai da trent’anni e che fa del capoluogo emiliano la capitale culturale del fumetto, il centro in cui più frequentemente hanno avuto origine le più interessanti innovazioni e sperimentazioni. Ma non si tratta di celebrare un grande passato: ancora oggi Bologna è attiva e ricca di fermento, conta la presenza di autori, editori, riviste, mostre, con una concentrazione unica in Italia e spesso riconosciuta anche all’estero. A dimostrare la continuità tra passato e presente abbiamo voluto esporre artisti di generazioni diverse, da una parte autori che a partire dagli anni Novanta sono emersi nel panorama nazionale imponendosi sempre più anche all’estero come Vanna Vinci e Otto Gabos, dall’altra parte giovani artisti come Giacomo Nanni, Amanda Vähämäki e Paolo Parisi che stanno emergendo come personalità significative del panorama nazionale.

La mostra intende poi indagare la città come luogo dell’immaginario, come spazio capace non solo di fare da sfondo al racconto ma di diventare protagonista. Il fumetto è nato in un contesto metropolitano e da sempre porta i segni di questa origine, sia nell’ambientazione delle storie, sia nelle modalità narrative del suo linguaggio. Gli artisti in mostra sono ben consapevoli di questa tradizione e la piegano alla loro sensibilità e alle esigenze del racconto. Non importa che siano città vere o fantastiche, per ognuno lo spazio urbano diventa luogo fisico e trasposizione metaforica di una emozione, di una visione del mondo, di un’atmosfera.

Ecco che allora Otto Gabos ci porta con Apartments in una metropoli da dopobomba dove emerge con prepotenza una poetica delle macerie, di rovine che sono il contraltare architettonico delle ferite interiori e delle mutazioni fisiche dei personaggi. Vanna Vinci racconta invece una Trieste che è l’essenza della malinconia: la città in Aida al confine diventa vera protagonista di un incontro tra i vivi e i morti, di una discesa in un doloroso passato, di un senso di ineluttabilità del destino. Una città fantastica, tentacolare è anche quella di Amanda Vähämäki che fa della metropoli una trappola, lo scenario per una guerra a cui partecipano i bambini. Paolo Parisi invece ci racconta di periferie pasoliniane, dove la dimensione urbana vive quasi in assenza, e si sente più nel cinismo e nel disincanto di giovanissimi adolescenti. Con Giacomo Nanni, infine, la città diventa metafisica, pura astrazione, sia nella sua rappresentazione visiva, allucinata e geometrica, sia nelle tracce che lascia nei personaggi, straniati e persi nel nulla.



La mostra rimarrà aperta da martedì 6 giugno a sabato 1 luglio, con i seguenti orari: dal lunedì al sabato dalle 16:00 alle 23:00.

Lo spazio TA MATETE propone, sempre nell’ambito di “Viva il Pop: arte e mass media”, la mostra “Immagini Pop. Da Roy Lichtenstein a Mel Ramos” (fino al 31 luglio): inoltre prosegue anche l’omaggio a Mozart con la mostra “Mozart, un mistero, 100 volti” (fino al 10 giugno).



In allegato alcune tavole in mostra.



Per informazioni:

TA MATETE – Living Gallery ART’E’ e Libreria FMR

Bologna, Piazza S.Stefano, 17/a

O51/6488920

e-mail: info.bologna@tamatete.it

sito: www.tamatete.it






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