lunedì, dicembre 23, 2013


L'ALTRO POSTO


Sono al telefono con un mio collega che mi racconta di aver appena perso un dente. Gli è caduto mentre mangiava della frutta secca. Mandorle o noci, non mi ricordo bene. Dice che gli fa un gran male la gengiva. se tocca con la lingua sente ancora la carne viva. Per istinto anch'io mando in ispezione la punta della mia lingua verso l'alveo gengivale dove dovrebbe esserci il premolare inferiore sinistro. Non c'è. Al suo posto c'è un buco. Il dente l'ho perso io e sono io che sto raccontando come l'ho perso al mio collega al telefono. Il dente è sulla scrivania legato a un cordoncino di spago da cui pende un cartellino che non riesco a leggere da quanto è scritto in piccolo. Non è possibile che abbia perso un dente, una cosa davvero brutta e soprattutto non so quando sia successo. Forse qualche attimo prima. Sono infastidito e pure disperato perché comunque il premolare è visibile quando si parla e si sorride e il varco che si è venuto a creare è antiestetico. Abbandono la conversazione e mi guardo allo specchio. Scruto ma non vedo niente. I denti sembrano al loro posto, ma la lingua continua a penetrare nell'alveo ora sguarnito. Non riesco a capacitarmi del fatto e mi siedo sul bordo del letto. Mio figlio mi vede sconsolato e si siede anche lui vicino. Stiamo in silenzio. Come succede a volte quando si è attoniti, giù di morale o stati d'animo simili guardo per terra, guardo una mattonella a caso, uguale alle altre ma che in casi di debolezza diventa il fulcro dell'esistenza. Poi comincio a vedere le targhe. Targhe di auto di cui non riconosco la provenienza. Sono tante targhe che mi scorrono veloci davanti agli occhi. Corrono come se fossero loro le auto. Alle targhe poi si aggiungono i luoghi. Posti qualsiasi, come autogrill, pezzi di strade, ingressi di negozi, supermarket, persone che parlano, si muovono. Non conosco nessuno ma vedo tutto. è un flusso continuo veloce come un flash forward, fuggono in prospettiva come i titoli di Star Wars. Chiedo a mio figlio se vede anche lui le stesse cose. Costernato dice che per terra ci sono solo le mattonelle. Guarda bene, ripeto e gli racconto nei dettagli cosa sto vedendo. Lui ribadisce che ci sono le mattonelle. è impossibile. Sostengo. Sei tue che mi prendi in giro. E allora mi alzo e vado alla finestra. E anche fuori della finestra è lo stesso. Ancora targhe, denti, persone che vanno, aut che vengono, code di fronte ai negozi. C'è anche qualche cinese, o altri che mi sembrano assolutamente brasiliani. Mio figlio fuori della finestra vede il solito palazzo di mattoni e i rami alti degli ippocastani senza foglie o con foglie secche residuo d'autunno. inizio a intuire che c'è qualcosa che non va. Forse sto impazzendo o sono sbagliato. Forse ho problemi alla vista.Comincio a mormorare. Mi lascio sfuggire che è un altro posto. Poi più passa il tempo e più mormoro, fino a quando lo dico a voce alta. è un altro posto, è un altro posto. e mi giro intorno. Poi lo ammetto e lo urlo forte: - è l'altro posto!- dove "altro" diventa all'improvviso rivelatore e sinistro.
sono in piedi e mi rassegno all'arrivo dell'altro posto.
Non so però quale sia. magari è solo più bello.

Sogno raccolto alle 7 del mattino di lunedì 23 dicembre 2013.

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