sabato, marzo 08, 2014


Gabos Vintage Collection.

Notte insonne. Mia figlia si è svegliata e non ne vuol sapere di tornare a letto. Nemmeno i teletubbies hanno potuto ipnotizzarla. E allora piuttosto che addormentarmi io sul divano mi sono messo a finire un disegno iniziato su carta qualche giorno fa ma lasciato in sospeso a mente da circa trent'anni. Quando ero ragazzo e volevo conquistare il mondo con una serie bellissima ispirata alla vita avventurosa e molto inventata di mio bisnonno Enrico. Per esigenze poetiche gli avevo messo il cognome di mia nonna ed era diventato Enrico Fiorenza. Volevo raccontare dei suoi viaggi, delle sue imprese in Etiopia e del suo commercio di tulipani, dei suoi amori e della ricerca di un amico disperso nella savana e ridotto in fin di vita da attacchi violenti e pertinaci di febbri maltesi. Tra il 1983 3 e l'anno seguito avevo disegnato in totale trance entusiastica circa una trentina di tavole che portai alla prima Lucca Comics della mia vita. Le msotrai a Fulvia Serra allora direttrice di Alter Alter e poi anche a Vincenzo Sparagna direttore di Frigidaire. La storia non uscì mai ma qualche anno dopo degli episodi slegati dal progetto apparvero prima su Tempi Supplementari e poi proprio su Frigidaire. Tutto finì travolto dal tempo e da altre urgenze dei vent'anni. Ogni tanto però ci pensavo al bisnonno Enrico. Avrei voluto raccogliere del materiale, appunti, ricerche, magari un viaggio in Etiopia dove Enrico aveva avuto un figlio. Pare si chiamasse Giovanni. C'era tanto da fare e mai tempo per farlo. Poi comicinciai a chiedere notizie alla filgia di Enrico ormai novantenne, stremata dalla vita eppure così attaccata ed entusiasta. Qualche chiacchiera in un letto d'ospedale, qualche sorriso, un abbraccio che sapevamo come ultimo e zia Maria se n'è andata ed Enrico è rimasto lì sui miei fogli ad aspettare.
Forse ci voleva una bella mostra del fine settimana scorso, il ritrovamento dei pastelli colorati Derwent e una bambina insonne a farmi riprendere, anche magari solo per un attimo, un dicorso interotto, un filo da riannodare, il piacere della matita sul foglio, lo sforzo gioioso di incontrare un me stesso di un mondo parallelo dove la serie di Sudori d'Africa è ormai arrivata al quattordicesimo volume. E così eccoci qua, l'immagine è finita e la condivido con chi è ancora sveglio a quest'ora assurda della notte con i Teletubbies.


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