martedì, febbraio 27, 2007

Going in style

per chi disegna fare la notte è una prassi comune. dico purtroppo perché è una cosa pesante. fare la notte significa stare svegli e lavorare. tra domenica e lunedì ho quasi fatto la notte. erano le 6 circa quando sono andato a letto. lavoravo alternandomi tra la tavola di carta e il computer e ascoltavo in sottofondo la lunga maratona per la notte degli oscar. Mi sono quasi commosso quando è salito sul palco Ennio Morricone a ritirare un premio che poneva un rimedio seppur tardivo a una carriera strepitosa. era davvero curioso e bizzarro che uno come lui non avesse mai vinto l'oscar. Invece Celine Dion che cantava la colonna sonora di Titanic sì. E Celine Dion era di nuovo lì a interpretare Morricone. Non mi è piaciuta affatto la versione. Non mi piacciono affatto queste interpretazioni dove si fa sfoggio di virtuosismo vocale spennellato da una dose appiccicosa di pathos a buon mercato. è un po' una costante comune a buona parte degli interpreti americani. Lo ammetto sono sempre stato più incline alla secchezza elegante britannica.
Tra una pagona di lavoro e l'altra ho gioito per Martin Scorsese. Forse insieme a Coppola e Lynch è il regista dell'America contemporanea che preferisco. Anche in questo caso si tratta di un premio tardivo e riparatore. Se si pensa alla filmografia di Scorsese c'è solo da farsi venire i brividi. è la storia del cinema.
Invece c'è stato un film visto nel pomeriggio che forse non ha fatto la storia del cinema ma che mi ha colpito parecchio.
è del 1979 per la regia di Martin brest ( quello che anni dopo avrebbe portato al successo la serie di beverly Hills Cop). In italiano si chiama Vivere alla grande, ma è il titolo originale Going in style a rendergli giustizia. è una storia di 3 vecchietti che vedono consumarsi il loro ultimo spicchio di vita su una panchina di Queens. una panchina come tante, come quelle di Bologna, di Cagliari ecc. la noia si fonde con l'inutilità. I 3 vecchietti sono attori straordinari. George Burns, Art Carney e Lee Starsberg. per dare un senso all'inutile e dignità a un'esistenza soffocata decidono di fare una rapina a una banca. e ci riescono pure. da lì si alterna un gioco sottile tra commedia e dramma. dialoghi secchi e calzanti come lo sono stati quelli del decennio in questione. Una fotografai quasi sciatta da periferia, da canicola estiva, Hotter then july cantava Steve Wonder. e in quell'unidità afosa vengono fuori le persone e le storie.
non so perché, ma è da un po' di tempo che mi attraggono le storie al termine della carriera. sarà per le chiacchierate con mia madre che vive sola e lontano da me ma che va aavanti con grinta e curiosità. la vecchia terza età mi offre stimoli e riflessioni narrative che non avevo mai considerato appieno. c'è un oceano di ricordi, di esperienze e anche di speranze che aspettano solo di essere raccontate. storie lo sono già da un pezzo.

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