domenica, aprile 02, 2006
Barnaby di Crockett Johnson
“Probabilmente solo oggi nel 1970, dopo una qualche educazione al fumetto quale mezzo d’espressione, Barnaby può essere apprezzato come merita un fumetto singolare, in bilico tra favola e scienza, in anticipo e in ritardo insieme su qualsiasi tempo immaginabile, tanto disperato almeno quanto ilare. Barnaby è un fumetto unico.”
Così scriveva Oreste del Buono nella prefazione dell’Oscar Mondadori dedicato a Barnaby di Crockett Johnson. Parole lucide che non hanno perso affatto di significato. Dopo 36 anni dalla pubblicazione in volume tascabile siamo ancora lì senza una ristampa, senza un’edizione critica, una riproposta. E me ne dispiace perché è ingiusto e immeritevole che opere come Barnaby finiscano nell’oblio o nella migliore delle ipotesi negli scaffali di una libreria dell’usato dove ho comprato qualche settimana fa -per la terza volta mi pare- la raccolta dell’unico fumetto realizzato da Crockett Johnson. Lui nato David Johnson Leiski di solito scriveva e illustrava libri per ragazzi e per l’infanzia. Barnaby è stata la sua unica incursione in un linguaggio fratello come quello del fumetto. C’era la guerra. In Europa e nel resto del mondo c’era la guerra. In America no. Tutti erano andato a combatterla oltre gli oceani, però anche lì ci si preparava alla guerra. Esercitazioni con la contraerea, oscuramenti, restrizioni e razionamenti del cibo e delle risorse e poi tutti in fabbrica a costruire cannoni e munizioni, aerei e navi. È davvero inusuale che si parli di tali argomenti in un fumetto per bambini. Che se ne parli in tono lieve, quasi di sfuggita, senza retorica e facile patriottismo. Forse a leggerlo bene Barnaby non è proprio un fumetto per bambini. Anzi. È un fumetto infinito, come quei romanzi che ti accompagnano per tutta la vita e che ogni volta che li leggi ti sembrano diversi, quasi cresciuti di pari passo a te, la tua ombra, la tua coscienza. Barnaby appartiene a questa categoria di privilegiati – ma al contempo anche di sfortunati data la loro difficile collocazione-.
Io ho incontrato Barnaby, anzi Mr. O’Malley, passando davanti a una libreria di via Dante a Cagliari dove ho trascorso gli anni decisivi della vita. Sarò stato in terza elementare e già da un annetto collezionavo Devil e l’Uomo Ragno. Mio padre che conosceva tutti i fumetti non conosceva Barnaby e sulle prime non sembrava molto intenzionato ad acquistare il libro. Fu mia mamma dopo pianti e lagne reiterate a comprarmelo. Forse l’unico fumetto che mi abbia mai comprato, lei mi foraggiava di Salgari e Verne. Credevo che Barnaby fosse quell’omino grasso vestito di verde munito di minuscole ali rosa che campeggiava sulla copertina. Ci rimasi un po’ male a scoprire che Barnaby era invece il bambino. I protagonisti sono quelli della copertina, e che diamine! Mi faceva uno strano effetto leggere le storie con quel lettering da libro e non da fumetto. Mi sembrava brutto e mi ricordava i fumetti del Monello e dell’Intrepido scritti a macchina ma in maiuscolo. Poi mi sono abituato e l’ho letto. Il mondo parallelo di Barnaby, Mr. O’Malley volevo che diventasse anche il mio. Volevo che si materializzasse intorno a me. Era un mondo magico ma semplice, alla portata di tutti. Non avevo mai visto disegni come quelli di Crockett Johnson. Lineari, ma morbidi e mai freddi, li sentivo intimi senza riuscire a definire il perché. I disegni non avevano prospettiva, sfondi, ambienti e oggetti erano sistemati come quinte teatrali, non avevano spessore, volume, però c’erano. Esistevano. Mi piaceva poi che le figure si vedessero quasi sempre per intero, che i personaggi camminassero, si spostassero in quello spazio fantastico e di cartone che ricordava i programmi della TV dei Ragazzi. L’ho letto e riletto senza che mio padre lo aprisse mai. Allora ci rimasi male, ora so anche perché. Non ne aveva bisogno, lui era come Barnaby. Anche da adulto non aveva mai abbandonato quello sguardo di stupore che andava ben oltre la realtà quotidiana. Mio padre ha sempre avuto vicino il suo Fato Padrino e magari era proprio Mr. O’Malley.
Ho ricomprato per la seconda volta L’oscar di Barnaby quando stavo da poco a Bologna. Forse a un mercatino del libro usato. Lessi con più attenzione la prefazione di del Buono scoprendo che la prima apparizione di Barnaby risaliva niente meno che al 1947 sulle pagine de Il Politecnico diretto da Elio Vittorini per poi essere riproposto proprio da Oreste del Buono su Linus. Non furono apparizioni molto apprezzate, tant’è che i lettori di Linus lo relegarono al penultimo posto della classifica gradimento preceduto solo da Krazy Kat. I preferiti erano e sono tutt’ora i Peanuts. La cosa strana è che Krazy Kat e Barnaby sono tra i miei fumetti preferiti e che invece a differenza di milioni di miei coetanei non ho mai comprato il diario Linus ai tempi di scuola. Fedele al diario Vitt. In quel mio secondo approccio non mi limitai a leggere solo la prefazione di OdB. C’erano anche i dodici episodi della serie. Scoprii l’aspetto psicanalitico, quello più adulto. Il signor O’Malley era la materializzazione del bisogno disperato di avere altre prospettive, altre vie di fuga. Un’alternativa alla vita da adulto basata sul buon senso e sulla routine e poi la sera in poltrona a fumare la pipa ed ascoltare la radio (ora la TV). Mr. O’Malley è un Peter Pan meno fisico e più introspettivo, molto più realistico, infatti non ti porta in nessuna isola che non c’è. Basta osservare meglio, concentrarsi e lasciarsi andare allo stupore. Quel senso di meraviglia quasi del tutto perduto. Non è un caso che questo secondo approccio a Barnaby abbia coinciso con la lettura del saggio sulla letteratura fantastica di Todorov.
Ho comprato Barnaby per la terza volta qualche settimana fa in una delle poche librerie dell’usato superstiti in questi tempi di grossa distribuzione. Ci vado da anni e non solo perché è vicino a casa.
Ho riletto Barnaby vivendolo nella sua totalità. Adulto e bambino. Con gli occhi di un adulto (quale sono diventato obbligatoriamente) e con gli occhi di mio figlio. Non mi sono messo a disegnare Mr. O’Malley solo per pudore e per rispetto al personaggio e all’autore, ma avrei davvero voglia di leggere tutti quegli episodi mai scritti. Confesso che però sarei quasi appagato se qualche editore, e mi rivolgo soprattutto a quegli editori amici e sensibili, prendessero in considerazione l’idea di una bella ristampa. Forse a distanza di 36 anni dal pocket Mondadori il pubblico è pronto ad apprezzare Barnaby e non solo perché è un fumetto unico.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
8 commenti:
Mentre ero tuo ospite ne ho letto proprio qualche pagina prima di addormentarmi. La sua modernità mi ha stuzzicato non poco. Poi però stanchezza e sonno hanno vinto...
Mi piacerebbe molto che Crockett Johnson facesse la sua ricomparsa negli scaffali delle librerie italiane. Mi domando come mai nessuno abbia pensato seriamente alla cosa. Ma so anche la risposta.
In editoria molto spesso manca fantasia, manca una vera curiosità. Non cessero' di ripeterlo.
D'altra parte mi domando se esista una curiosità reale anche da parte nostra, dei lettori. Pongo la domanda dal tuo osservatorio, Otto:
" sareste voi interessati a seguire la pubblicazione di Barnaby et similia in casa nostra? "
A una domanda simile su popeye e dick tracy sentii Pasquale Ruggiero di Magic Press rispondere: "ci sarà un motivo se questi libri sono dai remainders. Nessuno li compra."
Anche questa puo' essere una risposta valida.
Vedo cosa posso fare, mi informo sui diritti e vediamo se la coconino puo' sobbarcarsi l'onere di una impresa del genere. Intanto vorrei sentire il parere dei nostri mici lettori.
"Comprereste Crockett Johnson? "
Segnalazione
La serie Harold, di Crockett Johnson, in Italia è edita da Einaudi.
io lo comprerei. anzi, ora che lo so, cerco il remainder. Veramente grazie per il consiglio.
ciao!
c.
Io lo comprerei di corsa (però non faccio testo, basta che tu mandi una cosa in libreria e la compro, è come se avessi un microchip nel cervello! :-)
Poi ti do anche una brutta notizia, guarda cosa esce cercando Harold sul motore di ricerca della disponibilità nelle feltrinelli:
"Articolo al momento non presente presso tutti i negozi della città prescelta.
Il titolo e' stato posto fuori catalogo dall'editore/produttore."
Inutile illudersi, le megacatene collegate ai megaeditori vogliono solo far profitto e i loro cataloghi sono blindatissimi. Sono i piccoli che portano avanti l'editoria di progetto ormai.
A proposito, per la prima volta in cinquant'anni il personale delle feltrinelli sta scioperando per i contratti capestro imposti da manager stronzi venuti dal mercato delle patatine fritte.
Ciao ,
più che un commento la mia è una ricerca oserei dire quasi disperata ; ho letto per la prima volta Barnaby all'età di 7/8 anni trovato su un vecchio scaffale a casa di mia nonna in campagna e da quella volta l'ho letto e riletto infinite volte per me era diventato un amico , un confidente un compagno di avventure e umori
; poi negli anni mi ha sempre seguito negli spostamenti e nelle avventure fino a quando per "indovinelli" famigliari ci siamo trovati (io ,Barnaby e la mia famiglia ) a doverci spostare di casa in casa più volte e tra un trasloco e l'altro il tanto amato fato padrino è volato via con le sue piccole ali rosa; forse è andato da qualche bambina che aveva bisogno più di me in quel momento ...e come biasimarlo la mia vita era diventata un vero arruffamento e a star dietro a me avrebbe fatto altro che qualce volo nei rovi sotto la finestra!
Ma adesso all' età di 32 anni ma con uno spirito fanciullesco che non mi abbandona mai gli chiedo di farsi ritrovare almeno sotto forma di quel libro che tanto mi ha tenuto compagnia e che stò cercando da anni e non sono più riuscita a trovare!!!!!!
Potete aiutarmi???????
Vi ringrazio di cuore in anticipo e credo che dal mio parlare di Barnaby possiate trarne un commento o se non altro un mio pensiero!
Ciao ciao
innanzitutto rispondo Sharon: ti presterò volentieri Barnaby e sono sicura che siccome lo hai ritenuto prezioso in passato lo tratterai con cura e ti premurerai di restituirlo! mi fido di chi ama davvero i libri.
e passiamo a Barnaby. mamma mia, che scoperta quel libro...che emozioni leggerlo. l'ho trovato poco tempo fa in una bancarella dell'usato sotto il mio ufficio, l'ho comprato senza sapere nemmeno cos'era. mi ispirava.
dopo poche pagine ho percepito cosa avevo fra le mani: un capolavoro preziosissimo!
mi spiace scoprire da questi post che sia stato anche il solo libro di fumetti di Crockett Johnson.
la mia edizione Mondadori si chiama precisamente "Barnaby e Mr. O'Malley", non è che quindi esiste un "Barnaby" e basta?!!!
Posta un commento