domenica, agosto 02, 2009

Gli aceri di Valhalla

Ho preparato il tavolo. Ci sono i fogli ancora bianchi, qualche matita. Pennarelli, un paio di pennelli da acquerello e uno da ripasso a china. China cinese e americana. Libri pochi, anzi pochissimi. Inizio a progettare il terzo volume del Viaggiatore Distante. c'è una trama leggera, agile e piena di vuoti da colmare. So che succederanno certe cose, altre inizieranno a succedere da domani quando inizierò questo viaggio a tappe a Brooklyn dove sarà ambientata almeno una parte della storia. ho un itinerario che mi porterà di sicuro a Williamsburg e Bensonhurst, poi tornerò a Coney Island e mi spingerò fino a Brighton Beach in piena zona russa.
farò foto e riprese, questo è sicuro. meno sicuro è se farò invece disegni dal vivo. sono uno a cui piace più osservare, memorizzare e poi evocare piuttosto che ritrarre. c'è sempre il filtro del risvolto fantastico che comanda i giochi della creatività.
l'esperimento è di fare due libri insieme. il Viaggiatore 3 che ha già un titolo:
Il cielo definitivo e un altro qualcosa fatto di appunti disegni foto, embrioni di racconti che per ora sarò solo un "qualcosa". sarà solo il tempo e l'eventuale qualità a dirmi se potrà assumere una forma definitiva. Parto però dall'idea che stsvo sviluppando con Totally americanized, apparso sul primo numero della rivista Black della Coconino.
è bizzarro il fatto che il materiale che andrò a raccogliere nella finzione scenica si trasformerà in scenografia invernale. mi viene da pensare agli alberi, a quello che le foglie d'estate nascondono. Dai rami ai pezzi di sfondo. sarà più complicato più questo gioco delle apparenze da svelare che l'abbigliamento delle persone.
so come ci si veste da queste parti d'inverno e non saranno milioni di flip flap a confondermi le idee.

la sospensione estiva è sempre benefica. leggo le notizie dall'Italia dai siti messi in rete. sono aggiornato, ma tutto mi appare più ovattato. è davvero più facile prendere le distanze, reindirazzare pensieri e fastidi di pelle.
qua le giornate passano dall'autunno all'estate tropicale. la costante è che piove quasi tutti i giorni, come adesso. Una pioggia idiota che ti offusca la vista. una penombra permanente accentuata dagli altri alberi di acero del giardino.
ascolto, cercando di farmelo piacere, "Everything that happens, will happen today" di Eno e Byrne. al terzo ascolto il giudizio è passato da "una porcheria inutile e bolsa" a "giochino". magari piazzandomi in giardino tra gli aceri comincerò a capire meglio e di più visto che sono immerso nella provincia americana, molto lontana dalla metropoli.
e adesso inizio a lavorare.

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