sabato, gennaio 19, 2013

Facce da libro 358

Ritratto di Sergo Dojmovic Rismond


tratto di Hotel Lux di Enzo Bettiza


L'apporto del lavoro di Enzo Bettiza è imprescindibile per la comprensione della vastissima e complessa cultura che inizia a Trieste e sfocia nelle acque polari dell'isola di Sakhalin ultimo avamposto dell'impero sovietico. Giornalista, inviato in Unione Sovietica negli anni della guerra fredda, l'ho scoperto come scrittore quando ho letto Esilio, ritratto autobiografico di una terra che non c'è più, la Dalmazia italiana, (struggente la descrizione di Zara) prima bombardata poi ricostruita e slavizzata a partire dalle colate di cemento all'indomani della vittoria di Tito. Bettiza è un esule senza punti di riferimento se non quelli della memoria che riaffiora minuziosa nel suo lirismo dolente nelle pagine, tante, tantissime, di Esilio. Da frequentatore dell'Impero sovietico per lavoro negli anni ne ha annotato peculiarità macroscopiche e pure quelle più nascoste. Hotel Lux è il primo volume di un'opera monumentale intitolata I Fantasmi di Mosca. Si tratta di una narrazione articolata, ondivaga che parte anche in questo caso dal ricordo. Il ricordo che si fa confessione. Sergo Doimovic Rismond è una spia, è un traditore.  è anche dalmata come l'autore, anzi Illiro come puntualizza, quasi a rimarcare un posto che non c'è più nemmeno sulle carte geografiche e che rimanda ai testi di storia antica, quindi di un passato decaduto. che parla e si racconta in una stanza grigia, squallida puzzolente di fumo di sigaretta dozzinale. Il ticchettio dei tasti della macchina per scrivere diventa la colonna sonora di un viaggio tra memoria, liturgie complesse, sospetti, sentimenti indotti. ci sono tutte i segnali tipici di una scrittura slava. A volte si danza intorno a una sola parola, sul suo uso strategico che serve a celarne altri significa. Una parola semplice come "marinaio", evoca e al contempo nasconde un mondo di status sociale, di ricordi inespressi e piuttosto repressi. Sono squarci di vertigine sull'abisso di una pagina di storia lunga settant'anni di cui si sa ancora troppo poco.


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