
Non mi aspettavo che durante la trasmissione radiofonica di Radio CittàFujiko che mi ha visto ospite sabato scorso ci fossero anche i contribuiti, sotto forma di testimonianze registrate, degli amici disegnatori coinvolti in gente Comune. È stata una bella sorpresa e quindi ringrazio Laura Pasotti e Andrea Antonazzo per come hanno orchestrato la scaletta della puntata del loro programma. Un bel programma sul fumetto con musica interessante, diversi spunti e un buon ritmo radiofonico che non è un dettaglio da poco. Le testimonianze degli autori mi hanno offerto una serie di riflessioni su cui sto rimuginando da ieri non appena sono uscito in via Paolo Fabbri, sede della radio. Riflessioni che riguardano il fare fumetto e il confronto con storie e personaggi altrui. Perché alla fine Gente Comune è stato anche questo. Autori diversi che si sono trovati a volersi confrontare con un’idea e un mondo narrativo alieno, partorito e manovrato da un altro. Niente di nuovo. Disegnare storie scritte da altri sceneggiatori per serie già esistenti è prassi editoriale comune. Quasi tutti i seriali sono realizzati in questo modo. Nel mondo è la maniera più normale per fare i fumetti. Io però non ho mai fatto un seriale né pensavo di farlo con Gente Comune. Volevo solo che altri autori interpretassero delle mie storie con personaggi che avevo già usato in precedenza. Volevo che l’interpretazione fosse libera e distante dalla mia visione autoriale, volevo che gli autori offrissero e mettessero qualcosa di loro che andasse al di là delle regole dell’ortodossia. Non è frequente progettare un libro con questo tipo di struttura e non si tratta nemmeno di un libro che vede un gruppo di autori rendere omaggio a un autore o a un personaggio famoso. Gente Comune è stato fatto da autori che vivono nei loro mondi abituali e che irrompono con un’edizione staordinaria in un altro mondo di un altro autore.
Non è stato facile per tutti. Massimo Semerano, anche lui come me è abituato a farsi le storie da solo e tutt’al più a scriverle per altri. Ha vissuto l’esperienza con qualche conflitto. Lo capisco e lo capisco anche di più perché obiettivamente la storia che ha disegnato aveva una partitura tra le più difficili. Eppure quando l’ho vista finita mi sembrava una storia assolutamente di Massimo Semerano. C’è stata un’assimilazione osmotica reciproca. Il discorso vale per tutti gli altri. C’è stato uno scambio continuo di comunicazione.
Nel suo intervento radiofonico Onofrio Catacchio ha sviluppato questo punto dell’assimilazione/interpretazione proponendo un passo ulteriore in avanti che ipotizza in un prossimo volume di Apartments una completa autogestione da parte dell’autore ospite che non si limiterebbe più solo a disegnare ma anche a scriversi la storia.
La suggestione di Catacchio segue di pochi giorni un’altra suggestione/provocazione di Luigi Bernardi che proponeva, mutatis mutandis, un’antologia in cui otto scrittori diversi compongono otto episodi diversi che poi sarò io a disegnare. Il nono me lo posso fare io in solitaria.
Uno scambio continuo e totale di ruoli e contributi. Apartments diventa un punto di partenza comune, un cantiere aperto. Potrebbero essere due antologie davvero interessanti se non altro per vedere come si sviluppano intrecci, fili narrativi, espressioni emotive e stilistiche estrapolate da un contesto privato com’è stato Apartment fino a poco tempo fa. In questo modo il progetto assumerebbe sempre più una natura condominiale e non solo per quanto riguarda la struttura narrativa.
Non mi resta che proporre il primo sondaggio:
Sareste favorevoli alla realizzazione di queste due nuove antologie di Apartments?
La rielaborazione, interpretazione, possessione di personaggi già esistenti mi affascina moltissimo e non penso affatto di essere l’unico. Mi piacerebbe raccontare una storia usando uno o più personaggi di altri autori, di altre epoche. Senza ironia, con un approccio assolutamente serio. Non sarebbe un’appropriazione indebita ma penso solo un atto d’amore. Tuttavia ritengo che tale atto potrebbe incorrere in qualche fraintendimento e problemi da un punto di vista legale. Sarebbe interessante vedere una serie di personaggi trasformarsi in maschere pubbliche come quelle della commedia dell’arte. Personaggi che moltiplicandosi, smembrandosi e ricomponendosi assumerebbero davvero una reale dimensione popolare.
Lancio anche il secondo sondaggio e mi rivolgo soprattutto agli autori:
Sareste disposti al sciare che altri autori usassero i vostri personaggi nelle loro storie?
Chiudo allegando una vignetta del Viaggiatore. Sono a buon punto, recupero posizioni. Spero che rpeso lo possiate leggere anche voi.