Mio padre era appassionato dei fumetti d’anteguerra specialmente quelli di autori italiani. Mi riferisco a Molino, Albertarelli, Canale, Moroni Celsi. Più o meno tutti a un certo punto della loro carriera affrontavano un testo di Salgari. Negli anni ’70 si cominciavano a trovare in giro in circuiti quasi clandestini, sicuramente esoterici delle ristampe. Molte erano con una nuova veste grafica, altre invece fedeli all’originale e addirittura in copia anastatica. Mio padre aveva preso contatti con molti di questi piccoli editori e comprava per corrispondenza oppure quando poteva li andava a trovare di persona. Io spesso lo accompagnavo. Mi ricordo di un editore che ristampava in grande formato anastatico l’Orlando Furioso di Albertarelli (opera tra l’altro sublime che esaltava al massimo i vertiginosi funambolismi poetici di Ariosto). La sede dell’editore era in uno scantinato, forse una cantina, a Firenze. Un luogo quasi misterioso, sicuramente ascetico, invaso da pile di ristampe. Parlarono per ore. C’era molta nostalgia, ma anche e soprattutto molto amore per quei fumetti.
Riprendo e rilancio la provocazione lanciata da Igort in un post su Barnaby.
Quanti sarebbero i lettori che avrebbero voglia di leggere Barnaby et similia?
Io non so come rispondere, ma penso di sapere cosa potrei fare. Informare prima di tutto. Parlare, scrivere, raccontare. Chi sa non deve stare zitto. A volte l’informazione desta la curiosità, suscita interesse, può creare domanda e rendere maturi il tempo di una riproposta matura e critica. È vero che negli scaffali dei remainders ci sono tantissimi volumi di bei fumetti, spesso dimenticati. Il fatto è che non tutti i già pochi frequentatori delle librerie visitano abitualmente i remainders e poi si tratta anche delle confezioni editoriali. In tanti casi tali edizioni risultano datate nella grafica, nella copertina, nella carenza di un approccio critico. Una riedizione accurata, fatta appunto con amore, aiuterebbe non poco un’eventuale riproposta in libreria. Mi viene da pensare ai volumi dei Peanuts curati da Seth. Come ho già scritto non sono un appassionato sfegatato di Snoopy e soci ma vedendo un’edizione simile faccio davvero fatica a resistere all’acquisto (c’entra anche il costo elevato è ovvio). In Italia di recente è uscito il primo volume delle ristampe integrali di Krazy Kat. L’impianto è lo stesso della versione americana con grafica di copertina di Chris Ware, le note italiane sono a cura di Luca Boschi che ha fatto un bel lavoro e non è reponsabile della scelta infelice della carta. Sarei curioso di conoscere le reazioni del pubblico a questa iniziativa, quindi invito quelli che l’hanno letto a intervenire nel dibattito unitamente a Luca Boschi stesso che ci può raccontare cosa l’ha spinto a intraprendere questa operazione (assolutamente necessaria aggiungo).
Mi immagino gli alti rischi economici a cui si può andare incontro a varare iniziative simili, immagino e capisco la titubanza, io però che non sono editore ma in questo caso solo lettore e appassionato (che compra i libri) rispondo a Igort dicendo che oltre a Barnaby leggerei con piacere una lunga lista di opere troppo a lungo trascurate. Per esempio Felix the Cat (non solo quello di Pat Sullivan), tutto Popeye (e come potrebbe altrimenti...), Pogo di Walt Kelly (mai apprezzato come merita). Mi fermo qui che è meglio.
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10 commenti:
Il problema sull'interesse in Italia su tutto questo splendido materiale credo sia riconducibile a una sua lenta ma progressiva perdità di dignità editoriale. Da decenni non esistono edizioni che lo rendano disponibile in tutta la sua importanza e onore, ma anzi le poche volte che viene riproposto rimane una sterile finertrella su un polveroso e simpatico passato che fu o poco più. Alcuni personaggi e icone vivono ormai di due tipi di amore del pubblico: da una parte gli appassionati di sempre come noi che continuano a ribadirne il peso e l'attualità e dall'altra una stragrande maggioranza che gli strizza l'occhio con affetto ma non sbilancia a conceder troppo: Popeye?
Assì, pugni e spinaci. Chessimpatico. Però è roba vecchia. Pogo? Assì l'alligatore. Bel segno, però muffa, muffa. Nel 2006 credo manchi una reale co(no)scienza di questo materiale presso il grande pubblico italiano, complici anche iniziative mediatiche (cartoni, spot ecc) che se da un lato l'hanno reso popolarissimo dall'altro l'hanno inevitabilmente appiattito e privato di quella ricchezza e spessore che ne caratterizzava l'originale.
Parlo quindi di una visione VIVA di quel materiale, che interagisca con il fare fumetti OGGI e non di bei vecchi quadri appesi da rimirare con nostalgia. Spero di spiegarmi.
Ci vorrebbe coraggio e amore editoriale (gente che ce l'hanno non manca) per restituirgli quell'attenzione e dignità che l'incolto passare del tempo gli ha tolto. Far tornar a fumar le pipe o ridar le rime agli animali della palude?
Secondo me è possibile.
'Azz, rileggendo non ho poi detto molto di nuovo rispetto al tuo post, caro 8...
Vabbè.
OK ragazzi, ma cerchiamo di non fare la fiera della lamentela. Pogo è stato ristampato a 60 mila copie per i tipi di repubblica.
Non è cosa da poco. Braccio di ferro è reperibile in tutte le salse da Oscar, non è solo roba da edicola. Ha avuto la fortuna di una decina di edizioni negli anni settanta, pubblicato sul mago e da Milano libri ecc.
Condivido l'idea di dare il giusto peso alle cose e dare il senso di quanto siano attuali. Ma non prescindiamo dal fatto che i libri non si impongono ai lettori.
Altrimenti facciamo un club tipo anaf e continuiamo ad apprezzare le belle cose di un tempo che acquistiamo tra di noi.
Oggi ho pranzato con il direttore di Denoel. Si chiedeva quante copie dargaud avesse venduto della bellissima edizione cronologica (grafica di seth) dei peanuts.
E stiamo parlando di francia e di peanuts.
Un grande editore italiano diceva che una casa editrice deve vendere i suoi libri, altrimenti è una casa editrice da niente. Io sottoscrivo.
Ma certo. Quello che intendevo era solo un maggiore equilibrio nel modo di riproporre le cose. E'chiaro che costosi e raffinati volumazzi a tiratura limitata tendano a circoscrivere l'interesse invece che diffonderlo, e d'altro canto edizioni popolarissime forse non ne trasmettano il giusto valore.
Ma si', Iggorrtt ha raggione. I libri bisogna venderli! Certo, spazio forse ci sarebbe per edizioni amatoriali, che poi non comperano neanche gli interessati. Vedi Otto spaventato dall'edizione cronologica dei peanuts.
Propongo la ristampa del Tarzan di Hal Foster! Scopiazzato insieme a quello Hogarth da tutti i fumettari americani di comic books.
è chiaro che il grande editore ha ragione e che i libri bisogna venderli. Ciò però non significa abdicare totalmente a una qualsiasi forma di rischio e di coraggio. se i grandi editori danno retta solo ai loro portentosi uffici marketing il panorama e le proposte che ne conseguono sono quelle che si vedono sugli scaffali delle nostre librerie. Non è un caso che le cose migliori poi le propongano editori di piccolo e medio cabotaggio, il che la dice lunga, quindi non prendiamo per oro colato le strategie dei cosiddetti grossi editori che le rare volte che si avventurano in territorio fumetto si muovono con la leggerezza di un pachiderma, mentre i grandi editori di fumetti a a parte la consolidata produzione di Tex e affini o il grande indotto di paperi e topi non producono niente pur avendone i mezzi. detto questo le riedizioni a cui mi riferisco si differenziano sostanzialmente da quelle a cui si riferisce igort, che hanno di sicuro il gran pregio di essere distribuite in edicola (vedi Pogo/ libri Repubblica, Popeye versione Comic Art) ma che difettano come oggetto e come veste grafica. Sono opere preziose che meritano edizioni accurate senza essere necessariamente ultra dispendiose. Non mi sembra infatti che i libri della Coconino costino milioni di euro, costano quanto gli altri libri con la differenza che sono di una qualità tecnica superiore. Ci sarebbe una via di mezzo che unisca un buon apporto critico a uno estetico che fornirebbe un punto di vista forse esaustivo. E l'Anaf che apprezzo e stimo per il gran lavoro filologico fatto in tutti questi anni non c'entra affatto con quest'ottica di rivalutazione e riproposta. Si tratta almeno nella mia concezione di rendere appetibili a un pubblico che non le conosce opere di valore dimenticate, emarginate o fuori dai target editoriali. un libro può essere sempre nuovo anche se scritto (e disegnato) parecchi lustri fa. basta offrirlo nel modo giusto. Il successo di vendita resta tuttavia imprevedibile. All'anonimo patito di Hal Foster consiglio anche Prince Valiant.
Certo, grazie, conosco naturalmente il Price Valiant. Pero', Otto, tu stesso dici che i Peanuts di Fantagraphics/Panini sono troppo costosi, quando invece si aggirano sui 25 euro. Meno di cosi' come si fa? D'accordo naturalmente sulle politiche delle grandi case editrici, poco coraggiose. Ora pero' mi vien da dire: i nostri autori italiani hanno veramente delle proposte forti? A me sembra che dormicchino un po' anche loro. I grandi capolavori moderni americani degli anni novanta, vengono tutti dall'editoria sull'orlo della sopravvivenza, piccolissime case editrici, per cui non e' solo un problema di strutture editoriali senza coraggio!
il fatto è che il coraggio manca ai colossi, mentre la macchina pubblicitaria manca ai piccoli editori. gli autori italiani a mio modesto giudizio non dormicchiano, se non altro perché mi ci metto nel gruppo e produco, seppur lentamente, ma produco e come me sono in tanti a fare lo stesso. Il fatto è che se non ci fossero Coconino, Black velvet e Kappa (seppur attualmente in minor forza) le proprie produzioni un autore se le dovrebbe pubblicare da solo se gli va bene o fotocopiare e distribuire quasi porta a porta come sta accedendo sempre più spesso. Il che va benissimo specie quando credi in un'idea e dai per scontato che con i fumetti (almeno quelli che vanno in una certa direzione) non ci puoi vivere. A me interessa diffondere, entrare nelle librerie, quelle dove si vende, quelle di casa, di una biblioteca, di una scuola e (quasi) ogni mezzo è utile. Faccio incontri, conferenze, seminari, firme, corsi istituzionali e non, insomma nel mio piccolo cerco di darmi da fare. C'è ancora molto da lavorare e bisogna essere in tanti. Meno inerzia e più applicazione. Fortuna che la passione e la determinazione non mancano.
quello di cui parli, caro Otto Gabos, è un lavoro di fondo.
Il lavoro di un autore si sa cos'è, più o meno. Quello che manca è il lavoro di editore. Spesso si pensa che basta una potente macchina distributiva. Invece occorre un progetto e una strategia.
Un esempio? si parla di graphic novel ma nessuno in italia si è posto in testa di fare un vero e propio programma editoriale per raccontare ai suoi lettori, e i suoi acquirenti dunque, cosa questo misterioso oggetto sia.
Ci sono pubblicazioni episodiche e poco coerenti tra di loro.
Qui il problema è "lavorare un prodotto" per renderlo fruibile.
E' qui che le major non sono ancora capaci.
Non sono ancora efficaci. Più semplicemente aspettano che i piccoli facciano i portatori d'acqua.
Igort, Otto, d'accordo con quello che dite. Senz'altro Coconino osa, con tante proposte italiane. BV osa, ma osa recuperare cose del passato recente. Le cose di Kappa francamente mi sembrano giovanilistico adolescenziali un po' all'acqua di rose. Pero' di fondo a me sembra che gli autori italiani manchino di proposte forti, di fumetti che parlino di noi, dell'italia contemporanea.
Abbiamo opere del calibro di "Stuck Rubber Baby", "Poison River" or "Safe Area Gorazde"?
E' naturalmente un'opinione. Sul discorso dei recuperi del fumetto classico, a mio avviso ci sarebbe spazio per collane ben fatte, di lusso, per un ristretto gruppo di appassionati.
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